È Jovanotti la star italiana più apprezzata dai californiani Young The Giant, numero uno in tutto il mondo due estati fa con Cough Syrup. La rivelazione è avvenuta in Italia quando di recente la band è passata per un tour in supporto di Mind Over Matter, il secondo disco. In America l’album ha già segnato la top ten in gennaio (con due singoli di successo, la title track e Crystallized). «Vogliamo conoscere Jovanotti perché da quando ha iniziato a scrivere canzoni d’amore è davvero cool. Anche come si veste. Qualcuno ce lo fa incontrare?». E pensare che i “Giant” non sono proprio novelli. Oltre ad avere un seguito planetario, hanno avuto complimenti da Morrisey per il loro stile e si sono guadagnati la stima di Justin Meldal, il produttore di Beck e Nine Inch Nails. «Lui ha fatto parte di tutte le incisioni delle band che adoriamo e siamo molto contenti che con noi sia stato amichevole e non abbia fatto sentire il suo peso».
Il gruppo è formato, tra gli altri, dal cantante Sameer Gadhia di origini indiane e dal chitarrista Eric Cannata, di origini italiane. È difficile, per artisti che non vogliono rincorrere il mainstream, duplicare i successi. Specie se all’inizio della loro fama internazionale intervengono altri fattori che possono aiutare le contingenze. Per i Young the Giant c’era stata una cover del programma americano Glee (cantata nel quattordicesimo episodio della terza serie da Blaine Anderson) , per esempio. Ma oggi col nuovo disco dicono: «Non c’è niente che ci assomigli in giro non si associamo ad altri modi di fare e per questo abbiamo tralasciato le repliche di fare canzoni adatte alle radio per rendere il lavoro semplice all’etichetta che doveva promuoversi. Abbiamo sempre considerato quello che piaceva a noi e la nostra idea di cambiare». Ma riescono a essere anche umili col loro successo: «Non sappiamo bene cosa ci sia capitato con Cough Syrup nel 2012, sappiamo solo che tutti la cantavano ed eravamo davvero grati. Ma ora dobbiamo ripartire su altre basi, come questo tour italiano di giugno: abbiamo finalmente i numeri per guadagnarci una serata in cui suoniamo da headliner».
E per far capire quanto tengano ai dettagli, ci lasciano con un aneddoto: «Volevamo che questo disco non contenesse molte canzoni per non appesantire l’ascoltatore e fino all’ultimo ne abbiamo lasciate fuori tante, specie una The Teachers…che però suonava così bene dal vivo. E infatti dopo la terza volta che la proponevamo, siamo corsi in studio, abbiamo ritardato la consegna dell’effettivo disco fisico e ci siamo ricreduti. Ora è nell’album ed è una delle cose più belle».