Olly Alexander (voce), Mikey Goldsworthy (basso) e Emre Turkmen (synth) sono il trio più chiacchierato del momento nel pop britannico. Sono loro che hanno formato gli Years & Years, il gruppo che dopo aver vinto il BBC Sound Of 2015, ha spostestato Ellie Goulding dal numero uno britannico con il loro inno electro-pop King (http://youtu.be/g_uoH6hJilc) con già oltre 33 milioni di views.
Reduci da un passaggio televisivo a The Voice a Milano, lanciano da noi il primo album Communion (10 luglio) ricco di canzoni con titoli secchi e intriganti come “Foundation”, “Real”, “Shine”, “Take Shelter”, “Worship”, “Eyes Shut”, “Ties”, “King”, “Desire”, “Untitled”, “Without”, “Border”, “Memo”.
La versione deluxe (sia fisica che digitale) contiene inoltre i brani: “1977”, “Ready For You”, “Untitled”, “King (acoustic)”.
Come vi siete formati musicalmente?
Gli anni 80 hanno un’influenza, c’era molta roba elettronica, ma non è che ascoltiamo solo cose ovvie nelle nostre vite, ci piacciono anche gli anni 70, con molta elettronica analogica, i Beatles che sono agli albori di tutto. Il nostro lavoro è anche la nostra passione quindi anche se è molto difficile emergere, spendiamo molto del nostro tempo a fare musica che ci piace, con molti dettagli, senza pensare alle classifiche.
Siete contenti di come sta andando?
Siamo passati dall’essere indipendenti ad avere un contratto in tutto il mondo ed è ovviamente una soddisfazione. Siamo anche contenti di essere stati scoperti dal grande pubblico con una canzone d’amore, King, che non è banale come tutte le altre. Nessuno si sente totalmente stabile e quel testo racconta proprio di questa sensazione all’indomani della fine di una storia.
Ci sono molti elementi dark nella vostra musica, non volete essere una club band?
Non ci interessa raccontare di quanto ci si diverte ai party, non è il nostro genere, non ce la facciamo. Ognuno mette in musica quello che vive. Non che siamo stati dei disagiati, eravamo abbastanza popolari a scuola.
Siete una band vera e propria, si noterà dal vivo?
Quello che ci interessa è proporci come una vera band, perché abbiamo un batterista che suona dal vivo e non abbiamo i laptop che fanno tutto. conserviamo un’etica live e ora che il successo c’è abbiamo in programma anche di fare spettacoli che possano coinvolgere le persone. E poi abbiamo anche i laser adesso che faranno un bell’effetto.
Perché l’album si chiama Communion?
Ci interessava l’idea di dare una connotazione spirituale alla parola comunione, sono tutte canzoni che parlano in qualche modo di relazioni e sono connesse. Sono titoli brevi, è vero, che rappresentano anche la comunione di stili che vogliamo toccare.
Vi esibirete al festival Barclaycard British Summer Time con Kylie Minogue a giugno. Come affronterete la folla di Hyde Park?
Vogliamo che lei balli con noi sul palco. Le abbiamo twittato la proposta perché siamo grandi fan.