• 23/12/2024 6:49 AM

testata giornalistica – reg. Trib. terr. n. 2/2010

Un’artista italiana in Nepal. Il viaggio nella musica di Marta Del Grandi

Luana Salvatore

DiLuana Salvatore

Mag 30, 2019
59435147_1038158083061740_8015089945695748096_n
Foto: Rachel Gruijters

Marta Del Grandi è una cantautrice italiana con una impeccabile preparazione musicale ed una solida formazione artistica. Nata e cresciuta vicino Milano e trasferitasi in Nepal circa due anni fa, ha fondato insieme al marito “WASP – We All Should Play” un’agenzia che si occupa di facilitare concerti di artisti stranieri in Nepal. Tra i primi ospiti un’artista che noi seguiamo da sempre, l’irlandese Damien Rice, che ha suonato insieme a Marta al Sofar Sounds di Dehli e Kathmandu.

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Marta – conosciuta per puro caso attraverso un’amica comune impegnata nel Jazz ed attraverso le recensioni del Sofar Sounds in una delle straordinarie coincidenze che spesso ci accadono – per saperne di più della sua musica e dei suoi prossimi progetti dal vivo.

Marta, ben trovata in Italia. Sei una musicista, una cantante, una insegnante e curatrice di eventi molto impegnata: “La superdonna italiana che ha conquistato la scena musicale in Nepal” (hallanepal.com). Il Nepal ti adora! Che aria si respira lì musicalmente parlando, hai trovato una tua dimensione artistica nuova… quanto ha cambiato il tuo modo di vivere la musica il paese in cui vivi adesso e quale contributo ti senti di aver dato?
“Sono io che adoro il Nepal! Dopo delle prime visite di breve durata che mi sono piaciute molto, mi sono trasferita a Kathmandu un paio d’anni fa. La citta ha un’energia incredibile e travolgente, e in questi due anni mi ha dato modo di produrre molto a livello creativo e organizzativo, sia per la mia musica sia per la musica di artisti che apprezzo; appena arrivata, insieme a degli amici, ho fondato Sofar Sounds Kathmandu, ramo locale della famosa start up londinese che organizza concerti in location segrete. Questa iniziativa, oltre ad aver dato una scossa alla scena musicale della città, mi ha permesso di conoscere moltissimi musicisti e addetti ai lavori, sia in Nepal sia in India”.

marta5_lr
Foto: Rachel Gruijters

Tu hai cominciato come artista in Italia, quali sono stati i tuoi primi passi nella musica. Parlaci un po’ di te.
“Sono nata e cresciuta vicino a Milano e ho potuto sviluppare il mio interesse per il canto e la musica attraverso studi molto validi. Dopo anni di lezioni di canto, a 19 anni mi sono iscritta ai Civici Corsi di Jazz, o come la chiamavamo noi “la Civica Jazz”, istituzione storica per l’insegnamento del jazz in Italia, fondata dai maestri Franco Cerri e Enrico Intra. Questa scuola e stata fondamentale per la mia decisione di scegliere la musica come professione, mi ha insegnato moltissimo tecnicamente e non solo: mi ha aperto le orecchie a sonorità diverse, mi ha spinta a vincere l’inibizione sul palco, a dirigere una band mia e finalmente a scrivere mie composizioni. Qualche anno piu tardi mi sono trasferita in Belgio dove ho concluso gli studi con un Master in canto jazz al Conservatorio di Ghent; in Belgio ho vissuto piu o meno 5 anni, intervallando avventure insolite come un semestre in Nepal e uno in Cina. Insomma non sono mai stata particolarmente sedentaria…anche ora, forse la maggior parte dell’anno la passo viaggiando! Negli anni in Belgio ho fatto progressi come cantautrice e nel 2016 ho pubblicato un primo disco “Invertebrates” di brani originali con la mia band Marta Rosa. Ho anche iniziato diverse collaborazioni come Mos Ensemble, Gggrrreta e Koyari, progetti con i quali continuo a lavorare

La musica cosa rappresenta per te?
“Questa e una domanda difficilissima! Direi la mia fortuna e la mia condanna!”

Se potessi descrivere il processo creativo che ti spinge a scrivere canzoni, come lo descriveresti?
“E’ sempre una sfida, anni fa era molto istintivo e spesso ispirato dai miei studi, dalle nuove cose che imparavo di mese in mese e dagli artisti che scoprivo; ora trovo che sia una ricerca, che spesso comporta superare l’istintività e andare a pescare in acque nuove, non ancora navigate”.

L’impressione che avverto ascoltando la tua voce è che tu abbia avuto un vissuto molto spirituale… forse il Nepal contribuisce in qualche modo a caratterizzare ulteriormente il tuo modo espressivo nella musica…
“Penso che viaggiare il mondo abbia molto influenzato il mio suono. Non solo la musica nella forma piu comune del termine, ma anche i suoni e le vibrazioni di determinati luoghi, hanno avuto una certa risonanza in me. Non mi sono mai dedicata alla spiritualità ma entrare in contatto e accettare la diversità culturale e decisamente un’esperienza spirituale, per cui in un certo senso credo che tutto questo faccia parte del mio universo creativo”.

img_3443
Foto: Sofar Sounds Dehli

Hai recentemente aperto una agenzia, la WASP, per promuovere live. Avete anche organizzato il primo concerto in Nepal di Damien Rice…
“WASP – We All Should Play si occupa di facilitare concerti di artisti stranieri in Nepal, l’ho fondata insieme a mio marito l’anno scorso. Abbiamo avuto la fortuna di organizzare due concerti con Damien Rice a Febbraio scorso, un’occasione davvero unica per il Nepal di vedere live un’artista del genere”.

Che tipo di musica proponete e come vi rapportate con gli artisti locali?
“Proponiamo musica alternativa di ogni genere. Spesso riceviamo messaggi da musicisti indiani o che stanno facendo un tour in India e vorrebbero fare tappa a Kathmandu, e se sentiamo un’affinità musicale gli aiutiamo a fare qualche concerto in citta. A volte lavoriamo anche con artisti locali che scrivono canzoni in inglese”.

Cosa ci puoi dire, invece, del progetto Fossick Project?
“Fossick Project e uno dei miei progetti principali al momento, si tratta di una collaborazione con la bravissima illustratrice Cecilia Valagussa, che ho conosciuto a Ghent durante i miei studi. Da circa due anni e mezzo lavoriamo alla produzione di spettacoli di musica e animazione analogica sul nostro pianeta e sulle specie animali in via d’estinzione; io scrivo e produco repertorio, e Cecilia crea la parte grafica. Il risultato e una forma particolare di teatro delle ombre che si muove accompagnato dalla musica che suono e canto live. I nostri spettacoli vengono ideati e scritti durante residenze artistiche in diverse parti del mondo, al momento stiamo portando in giro “The Great Giant Leap”, scritto a Febbraio in Rajasthan (India, grazie al supporto dell’Istituto di Cultura di New Delhi) e dedicato all’otarda indiana, specie ad altissimo rischio d’estinzione”.

Hai avuto la fortuna di cantare al Patan Museum per il Sofar Sounds Dehli insieme ad un grande artista: Damien Rice, che noi seguiamo con grande interesse. Ho trovato molto inedita e bellissima la versione a due voci di “My Favourite Faded Fantasies” ed altrettanto emozionanti sia “Cold Water” che “Hallelujah”. Cosa ti è rimasto di quella magica sera, c’è un ricordo in particolare che ti va di condividere con noi?
“Lavorare e ospitare Damien Rice e stata una fortuna e un’esperienza incredibile della quale sono molto grata. Damien è un artista ed una persona molto profonda e generosa che ha condiviso con me musica, professionalità e amicizia. Ho imparato molto da lui e incontrarlo mi ha dato la motivazione per lavorare ancora più seriamente alla mia musica”.

img_3444
Foto: Sofar Sounds

Con piacere avremo modo di ascoltarti anche qui da noi, quali sono i tuoi prossimi appuntamenti live?
“Si, da metà giugno faro alcune date tra centro e sud Italia con Fossick Project, il 15/6 a Matera, il 18-19/6 a Roma (da confermare), il 20/6 al festival Legamenti di Frascati, il 30/6 al Jazzit Fest a Pompei, e poi ancora a luglio con alcune date che saranno annunciate presto sul nostro sito. Il 22 giugno mi esibirò al bellissimo festival Paesaggi Sonori in Abruzzo con il mio progetto solista, insieme alla violista e sound designer Effe Effe”.

Che progetti hai nel cassetto, un nuovo album, puoi anticipare qualcosa?
“Un nuovo album, anzi due! Ho scritto molti brani dall’uscita del mio primo disco e sto lavorando ad arrangiamenti, forse iniziando a collaborare con un produttore…vedremo!”

Un’ultima domanda: c’è qualcosa che ti manca dell’Italia?
“Vivo all’estero da sette anni e raramente mi è mancata la “madre patria” ma una cosa e certa: la cucina e il territorio sono imbattibili e insostituibili! Mi sto godendo queste settimane italiane e non escludo di tornare a vivere a Milano in futuro”.

Luana Salvatore
editor@riocarnivalmagazine.it

Luana Salvatore

Luana Salvatore

giornalista pubblicista, è editore e direttore responsabile di RioCarnival Music Magazine dal 2010, nonchè co-fondatrice della omonima fanzine italiana dedicata ai Duran Duran (1987). Ha fatto parte dell'Academy MEDIMEX (la giuria per i premi delle produzioni musicali italiane, equivalente dei Brit Awards) e collaborato con alcune testate giornalistiche musicali, tra cui Rolling Stone Italia. Si interessa e scrive di Musica, Cinema, Cultura e Lifestyle. Contatti: editor@riocarnivalmagazine.it