A sette anni di distanza dall’ultima uscita discografica, Enya è l’artista raffinata e soffusa di sempre. Come conferma il suo nuovo album Dark Sky Island, in uscita per Warner il 20 novembre, l’irlandese si muove su un territorio che le appartiene unicamente, che non la ingloba in generi da classifica omologanti. Il genere Enya parte dalla new age, intesa non solo musicalmente, trascina con se le favole celtiche, esplode in arrangiamenti pop sinfonici e si richiude nell’elettronica d’avanguardia. Merito anche del lavoro del produttore Nicky Roma, che orchestra avvolgenti trame sonore attorno a testi di grande impatto onirico, come The Humming, il titolo che apre il disco. Si tratta dell’inizio del viaggio nel mondo di Enya capitolo 7, con il titolo che secondo l’autrice riecheggia il suono del primo universo. E il tema di quest’isola buia è sognante ma anche molto concreto, visto che si ispira alle atmosfere di Sark, una delle isole inglesi più misteriose, visto che per volere dei suoi abitanti è da tempo priva di elettricità e artificialità. Questa assenza permette di guardare il cielo così come natura crea. Nelle note stampa Enya si concentra molto sulla parte esplicativa di questo viaggio. Spesso, più che cercare di capire, è molto meglio rilassarsi sulle note delle sue nuove canzoni (esemplari The Forge Of Angels e The Loxian Gates, che addirittura utilizza dei neologismi creati apposta).
Per lanciare il nuovo lavoro, l’ascolto del disco si è svolto appropriatamente in una sala in penombra del complesso Terme di Milano. “La seguiamo dagli anni Novanta – ci dice Valerio, a capo di un folto gruppo di fedelissimi dell’Enya Castle, il forum italiano dell’artista irlandese – e non ci pesa il fatto che sia una figura diversa del panorama musicale. Non fa concerti, non trasla la sua musica nella dimensione della rappresentazione al pubblico. Ma lei è così e a noi piace questo mistero”.
I fan di Enya sono a quanto pare ben istruiti: sanno tutto della strumentazione che usa nei suoi dischi, le origini di alcune scelte sonore. Hanno anche rispetto per quel lato ripetitivo di questo tipo di musica. “Il tempo non esiste quando ascolti brani così, notiamo magari qualche segnale di evoluzione in alcune melodie, nel modo in cui utilizza i toni bassi della voce in alcune delle nuove canzoni”. Che orecchie. Ma alla fine ci confessano che l’orgoglio per essere contagiati dall’Enya-pensiero è tanto: “Molti lo dimenticano, la sua missione è far passare al pubblico un tipo di concetto musicale che solo lei fa e che resta irriproducibile. Un genere che ha ispirato tanti, fino a Lana Del Rey”.