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UN POSTO C’E’ PER ANDREA NARDINOCCHI

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DiChristian D'antonio

Nov 9, 2012
foto: CIRASA Media

È da 3 mesi nella top 10 dei brani più suonati dalle radio. Ha solamente 26 anni ma è già conosciutissimo dagli ascoltatori più attenti. Ha sicuramente un futuro luminoso perché, come ci ha spiegato, è un “cantaproduttore” che osa nuove strade. Ecco il resoconto dell’incontro con la nuova stella del pop made in Italy: Andrea Nardinocchi.

Come ti spieghi il successo del tuo brano Un Posto Per Me?

Penso ci siano due cose collegate: è una delle prime canzoni che ho scritto in proprio e colpisce per la spontaneità; e poi quando canto dico le cose in maniera viscerale.

Il tuo genere sembra a metà tra l’hip hop e l’elettronica d’atmosfera. Come ti inquadri tu?

Sono molto istintivo quando scrivo e registro e non posso aspettare molto tempo, mi piace catturare il momento. Non voglio alterare le idee di base e quindi questo è un modo molto diretto di presentare la musica che mi accosta a quello che ascoltano le nuove generazioni. Ho uno stile poco articolato ma onesto. Non chiedermi però come definirlo.

Hai lavorato già nei circuiti musicali quando sei uscito dalla Music Academy di Bologna. Cosa hai fatto di diverso ora per entrare nelle grazie del pubblico?

Ho lavorato con Dargen Damico. Ho fatto featuring in vari singoli ma il pezzo che mi ha lanciato l’ho scritto 3 anni fa e me lo sono sempre tenuto da parte perché pensavo che fosse molto rappresentativo di me stesso. Poi l’ho fatta diventare una canzone con arrangiamenti e mi sono dedicato al lato tecnologico della musica. Quando ho iniziato a scrivere non sapevo molto di computer, l’ho scritta perché è stata una melodia che mi è venuta dall’anima, che mi ha dato una possibilità di liberarmi, non l’ho registrata nemmeno, di solito quando ho idee pesanti non me le scordo.

Come hai iniziato a esibirti con delle “macchine” invece che degli strumenti?

È stata per pura curiosità. A 18/19 anni sei concentrato solo sulla musica “tua”, quella che ti piace ascoltare. Io giocavo a basket e ascoltavo cose molto hip hop. Ho pensato, dovendo smettere col basket, di trovarmi una nuova strada e istintivamente ho pensato al canto, ho studiato musica, ho iniziato ad allargare il mio orizzonte di ascolti, che ne so, ho scoperto Jeff Buckley. Mi dicevano che avevo orecchio e un amico di Palermo, Manfredi Tumminello, mi ha consigliato di sperimentare e comprarmi una loopstation per iniziare a famigliarizzare con un non-strumento. In quel periodo avevo sempre in mente Bobby McFerry che con la sua Don’t Worry Be Happy solo con la sua voce riusciva a far tutto, a far emergere l’armonia.

Sicuramente uscirà un album. Che temi vuoi toccare nei testi?

Non ho voglia di abusare del potere, nel senso che non voglio dire le cose come stanno e come devono stare adesso che ho un pubblico che mi ascolta. Voglio essere trasparente nel far capire la mia opinione delle cose ma non è necessario dirle apertamente. Molte posizioni hanno a che fare con la responsabilità di ognuno di noi, la vera denuncia è a noi stessi. I temi che presenterò in futuro sono legati soprattutto alle relazioni umane, la follia, la partenza, la capacità di autoanalizzarsi. E credo di voler fare un disco molto diverso al suo interno, perché non ci saranno brani simili l’uno con l’altro.

MTV Generation ha lanciato il tuo video per prima. Quanto conta il tuo aspetto in questo successo?

Mi rendo conto che ho un aspetto con caratteristiche che attirano, sono molto magro e questo può contribuire a farti ricordare dal pubblico. Ma non voglio costruirmi un personaggio, per ora sono una figura che ha a che fare con la vita di tutti i giorni, non ho ricercato un look particolare. Anzi, ho detto no a proposte di questo genere.

Ti senti arrivato dopo il successo del tuo singolo?

La cosa che è cambiata è stata capire quanto lavoro c’è dietro questo mestiere, dalla costruzione di una canzone alla promozione. Ma solo questa percezione è cambiata. Per il resto mi sento che c’è tanta strada da fare e non mi sento assolutamente realizzato. Ho molti obiettivi, alcuni sogni si sono già realizzati. Come suonare all’evento Hihp Hop Tv davanti a migliaia di persone al Forum di Assago. O ricevere i complimenti di Marracash durante gli Mtv Days. Ecco, i complimenti di chi fa il mio stesso mestiere mi fanno molto piacere, e mi sconvolgono perchè io non conoscevo nessuno prima. C’è stato anche un messaggio da una prima stella della musica italiana che mi ha lasciato senza parole.

Dicci chi è!

Non voglio, mi imbarazza molto.
CHRISTIAN D’ANTONIO

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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)