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TONY HADLEY: HO TROVATO LO SPIRITO DEL NATALE IN ITALIA

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DiChristian D'antonio

Dic 9, 2015
toni
foto: Christian D’Antonio

Il mitico leader degli Spandau Ballet, Tony Hadley, in questi giorni è sulla bocca di tutti. È appena tornato da un reality show che ha suscitato molto scalpore in Inghilterra. E ha appena lanciato un disco di canzoni natalizie realizzato con entourage italiano il disco è semplicemente intitolato THE CHRISTMAS ALBUM e contiene 16 canzoni celebri (tra cui anche AVE MARIA) e dei duetti con star nostrane come Annalisa Scarrone e Nina Zilli. Si esibirà nel nostro paese per 5 volte (biglietti e date qui: http://www.ticketone.it/tickets.html?affiliate=IGA&doc=erdetaila&fun=erdetail&erid=1505464&includeOnlybookable=true&xtor=SEC-303030332-GOO) Lo abbiamo incontrato in esclusiva per farci raccontare la sua nuova creatura artistica.

Come ti è venuto in mente di impegnarti in un Christmas Album?

Ho fatto dei tour con gli Spandau Ballet da quando ci siamo riuniti e parallelamente ho proseguito la mia attività solistica. Ho incontrato in Claudio Guidetti un fantastico produttore e arrangiatore. Io sono un buon autore, ma con gli arrangiamenti lui è fantastico. E alla Universal Italia mi hanno proposto di fare un’operazione del genere.

Il coinvolgimento con artisti italiani com’è nato?

Sono sincero, mi sono state suggerite. Nina Zilli ha fatto uno splendido lavoro su Fairytale of New York ed è una canzone difficile. Sono tutti dei talenti molto prestigiosi e mi sembra che la mia voce ne sia avvantaggiata, è più profonda, sono davvero soddisfatto.

Non ti è mai venuto in mente di rifare Do They Know IT’s Christmas?

Ma no, quante versioni già ci sono, quattro? Sono davvero abbastanza, sono contento di averlo fatto sull’originale ma non potrei mai cantare tutte le strofe io da solo.

Che rapporto hai col Natale?

Mi piace l’atmosfera e il senso di comunità che si respira, specialmente la mattina di Natale quando vado a messa. Non sono cattolico praticante, mi considero agnostico, ma ci vado perché è bello. Quando cresci quel senso di purezza infantile svanisce e per fortuna ho una figlia di 9 anni che me lo ricorda. Questo disco con tutta la produzione italiana mi sta aprendo un mondo, è venuto talmente bene che sto pensando di farne un altro e di organizzare un tour con l’orchestra per l’anno prossimo.

Che vorresti trovare sotto l’albero?

Non so, davvero, ho appena detto a mia moglie di non comprare niente. Ho una splendida carriera e una bella famiglia, cosa posso volere di più? Non mi piacciono i gadget tecnologici e tutto quello che ne consegue, la corsa consumistica. Non mi attrae questo lato delle feste, vorrei che ci fosse più raccoglimento.

Ti sorprende avere tutto questo seguito ancora oggi in Italia?

È un posto fantastico, tranne che per la mia dieta, perché quando vengo qui tra pizza e spaghetti a vongole non so resistere. Credo che gli italiani ci abbiano scoperto tardi, non ci volevano finché non è uscito il video di I’ll Fly For You. E poi è stato tutta un’esplosione…che dura fino ad adesso. Anche per la mia carriera solista, qui ho sempre lavorato tanto. Credo che riconoscano la mia attitudine alla melodia, sono abituati alla musica melodica.

Cosa ti piace di più degli Spandau Ballet?

Ogni tanto devo allontanarmene perché faccio anche cose mie, la band lavora ogni due tre anni. Faccio cose diverse per alzare il mio profilo, ne sono cosciente, come il reality che ho fatto per mettermi alla prova in una giungla. L’avevo provato già per una iniziativa di beneficenza. È anche un modo per riflettere, stare a nudo senza tecnologia, senza alcohol, senza caffe. Stavo pensando al mio album di inediti che farò uscire in primavera e mi è venuto in mente il primo periodo degli Spandau, quello dance, quando eravamo ancora molto legati ai club. Quella è la versione che mi piace di più e un po’ di quello ci sarà nel prossimo mio disco.

L’industria è cambiata molto negli ultimi anni…

Sono andato nella casa discografica inglese e mi hanno detto che non stampavano nemmeno più i cd, è tutto in streaming. Siete fortunati ancora in Italia ad avere i negozi, stanno scomparendo. E quindi bisogna trovare modi diversi per farsi notare, bisogna stare al passo, inventarsene sempre di nuove per essere in tv, visto che non c’è più nemmeno Top Of The Pops. So che per il reality molte persone hanno polemizzato, ma a me piace fare quello che voglio.

Ti stressa il fatto che ancora a 30 anni di distanza si parli della rivalità con i Duran Duran?

Ma è incredibile, ancora nel 2015 c’è gente che pensa fossimo rivali… siamo amici, quest’anno eravamo a Barcellona tutti assieme e potevamo andare fuori a bere, ho chiamato in hotel a Simon ma non siamo riusciti. John Taylor è venuto in America a vedere la prima del nostro film, Soul Boys of The Western World. È stato anche gentile a scrivere le note del nostro tour book. Le persone dicono: un giorno ci sarà un concerto Duran Spandau, chi lo sa.

Christian D’Antonio
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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)