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The Voice, un quartetto di coach rinnovato e la matrice social

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DiChristian D'antonio

Mar 11, 2014
thevoice
foto: Christian D’Antonio

Il target più inseguito (ma anche temuto) dei talent tv è di questi tempi il variegato mondo dei social network. E dopo quello che è successo a Fiorello (deriso e insultato per aver fatto un incidente, quando era esaltato un minuto prima) è da maneggiare con cura. Per questo, la seconda edizione di The Voice of Italy sembra tutta incentrata sulla reazione del popolo web, il che è una novità per una generalista come Rai Due, anche se la rete è in cerca da tempo del recupero della fascia di pubblico giovane che sembrava destinata ad appartenerle. In realtà le cose non sono semplici. A pochi giorni dall’inizio del programma (che ha un account twitter chiamato tvoi), la Raffa nazionale era sbarcata sul social con un selfie e un account personale che in poche ore aveva sfiorato i 10mila followers. Ora risulta sospeso, in compenso però l’ashtag #AskRaffaella  ha fruttato varie chicche. Prima fra tutte quella di un sogno: il duetto con Lady Gaga (“Chissà se mai accadrà, mi piacerebbe”), poi elogi per Arisa e Gianna Nannini. La forza del nuovo The Voice potrebbe essere proprio questa: accostare una generazione di superstar come la Carrà al mondo dei social che è più abituato a twittare con Obama e Renzi che con i mostri sacri della nostra tv che se ne sono sapientemente tenuti alla larga fino ad ora.

L’altro pericolo però sono le critiche dirette, a volte feroci, che il web 2.0 tributa ai divi di oggi. Federico Russo, generazione Mtv che oggi arriva sulla Rai come presentatore della seconda edizione, non sbaglia quando dice che “se si leggessero tutti i commenti negativi si smetterebbe di fare il mio mestiere. Quindi terrò conto solo di quelli positivi, se ci saranno”.

Ma gli occhi sono tutti per lei, la Raffa nazionale, che difende la scelta coraggiosa di Noemi, assicurandosi un posto tra le mamme che incoraggiano i figli audaci: “Ho molta stima di Noemi perché è l’unica che ha osato a Sanremo, l’unica veramente internazionale. Voi capite il coraggio di questa ragazza di Roma, che fa le valigie, va a Londra per migliorarsi e imparare a guardare oltre il nostro mercato. Lei nemmeno sa che le avrei dette queste cose in pubblico”. Infatti Noemi alla presentazione del programma era speechless, come direbbero a Londra. Ma divertita: “Lavorerò duramente e cercherò di essere diretta nei miei giudizi”. Altro capitolo del rapporto coi social: l’anno scorso tutti erano stati accusati di eccessivo buonismo. Ma Carrà e Noemi la chiamano “educazione”. Piero Pelù, che torna a fare il coach dopo una bella figura l’anno scorso, dice: “Bello che il rock e il rap siano rappresentati in un programma di questo tipo. Ma bisogna tener presente che la discografia com’è adesso è difficile per chi è affermato, figuriamoci per chi deve emergere”. Altra critica che The Voice si porta dietro: nessun Mengoni o nessuna Amoroso è uscito dall’edizione precedente. Carrà taglia corto: “Non possiamo pretendere di tirar fuori dal programma un artista, molti sono già pronti perché hanno una lunga gavetta, c’è chi a 12 anni già cantava, perché la voce non è come la danza, non devi andare a scuola per imparare. Poi arriva il tempo di studiare, ma molti ragazzi sono già pronti. Poi quello che succede quando escono da qui non possiamo comandarlo noi. È compito degli altri, da chi li forma, da chi li consiglia”.  In parole povere: la Universal, con cui i concorrenti se vincono (o si fanno notare) hanno la possibilità di avere un contratto. Al momento la vincitrice 2013, Elhaida, sta lavorando a un progetto di musica classica, ma la major punta, secondo i produttori, su Timothy Cavicchini.

Veronica De Simone, la concorrente dell’edizione 2013 che ha partecipato a Sanremo 2014 non ha brillato come sperato: “Colpa della canzone non adatta”, concordano i coach. Anche J-Ax, appena arrivato per prendere il posto di Cocciante che ha dato forfait (per la Carrà “non si sanno le motivazioni”, per il produttore Gianmarco Mazzi “era impegnato con le opere all’estero”). Il rapper, tra i padri dell’esplosione del genere negli anni 90 è un debutto in grande stile: “Il vento è favorevole, anche la tv generalista chiama persone competenti a giudicare chi vuole fare questo genere, anche se preciso che non è l’unica cosa di cui mi occupo. Però è sintomatico che Sanremo Giovani l’abbia vinto un rapper, Rocco Hunt che mi piace molto. E anche ora a The Voice, chi vorrà portare questo genere sa che ci sono io. Anche se devo ammettere che i rapper sono guardinghi, non si fidano della tv. Nella mia squadra ce ne sarà solo uno”.

Contemporaneità e slancio, quindi, nell’unico talent sopravvissuto in Rai. Ok, Pelù lo chiama “music show” perché “non ci sono finzioni o pianti tipiche del talent”. E poi c’è Masterpiece su Rai Tre a garantire una certa qualità nella proposta. “Anzi – dice il rocker – mi vien voglia di proporre una gara a chi sa scrivere canzoni, potrebbe essere interessante”. Proposta raccolta dai vertici Rai riuniti a Milano per il lancio del programma: “Ci stiamo pensando”. E forse allora, i giovani che sforna The Voice, avranno canzoni adatte.

CHRISTIAN D’ANTONIO

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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)