L’eco di Suor Cristina e del suo memorabile exploit mediatico di un anno fa (non tanto l’eco del suo disco) è ancora dura dall’estinguersi. Lo si capisce quando Rai Due raduna la stampa nazionale nel sempre sfarzoso studio del talent The Voice of Italyi previsione del debutto del programma che parte per 12 puntate il 25 febbraio.
Terza edizione, senza la Carrà e senza (a quanto trapela) nessun sussulto globale nelle blind audition, che sono la parte già registrata dello show e sono quelle con più pathos, le esibizioni dei pulsanti che girano le sedie dei coach tanto per intenderci. La novità è proprio per loro, con Roby e Francesco Facchinetti a dividersi una poltrona per due. Scherza l’ex dj Francesco: “Finora ho condiviso solo due cose con mio padre: la pagella e una partecipazione a Sanremo, entrambe disastrose”. Confermati gli altri. A partire da Noemi, sempre più stella televisiva e meno cantante (ma il disco dell’anno scorso era il suo migliore, Made in London) e una gran voglia di emozionarsi: “Io cerco la voce emozionante, voglio fare un tuffo nel pop e voglio cercare una pop story che possa durare nel tempo”. I diavoletti ci sono. J-Ax, forte di una vincita inaspettata l’anno scorso (la suora era nella sua squadra): “Non è vero che non abbiamo aiutato i concorrenti delle passate edizioni. Noi facciamo con grande passione il nostro lavoro, ho invitato anche alcuni ragazzi nei miei dischi. E non è vero che mi sono cambiato per stare in Rai: chi mi ha seguito ha visto che ho parlato liberamente di tanti argomenti, dalla politica alla legalizzazione, senza limiti. La musica unisce tutti ed è questo il messaggio della mia presenza nel programma. Proprio quelli come me che per anni sono stati vittime del pregiudizio ora non ne debbono avere se mi vedono qui”.
Piero Pelù, l’unico che continua a ripetere che questo non è un talent “ma un programma musicale con un’orchestra della madonna” è molto più avvelenato. Scherza sugli strascichi dell’anno scorso (“Quest’anno J-Ax non ha santi in paradiso”) ma poi si scaglia contro le case discografiche: “Io vorrei capire la discografia italiana se è contenta di farsi del male. L’unico appunto che mi vien da fare circa la vicenda The Voice è che non c’è interesse a promozionare adeguatamente i ragazzi che escono di qui. Se non ne hanno voglia, si facessero da parte e lasciassero lo spazio a tante etichette indipendenti che sono più pronte a coltivare i talenti”. Pelù ce l’ha con la Universal, che è la label italiana che ha il contratto in esclusiva con i concorrenti dello show. J-Ax rincara: “Soffriamo di snobismo a The Voice, è vero”. Tanto basterebbe per farne già un programma volutamente cult, dove le regole del mainstream sono rovesciate.
C’è da dire però di contro, che la Unviersal con l’operazione Suor Cristina pare abbia lasciato carta bianca circa la scelta dei brani e la direzione artistica. Certo l’album non avrà funzionato benissimo, ma almeno ha avuto una distribuzione mondiale. Molti dei pezzi dei concorrenti passati invece non sono stati nemmeno pubblicati. Andrà meglio stavolta? “Ho trovato una professionalità e un’organizzazione mai viste prima” dice Roby Facchinetti, l’ultimo arrivato in un programma che insegue sempre di più il target giovane con spin off sul web e social network. Cosa farà lui veterano del pop italiano? “Spero di non fare sbagli, come quando non richiamai Piero Pelù che mi aveva portato una cassetta degli sconosciuti Litfiba durante una vacanza in Toscana nei primi anni 80. Porterò la mia intuizione ed esperienza. E credetemi, di voci belle ce ne sono, la qualità è alta”.
Anche quest’anno confermati Federico Russo, intraprendente e sciolto padrone di casa, e Valentina Correani, giovane web star che farà da liaison col mondo di internet. Si parte senza spiritualità, è il caso di dire, ma con molto spirito.