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SANANDA MAITREYA, INCONTRO CON LA STAR CHE VISSE DUE VOLTE

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DiChristian D'antonio

Ott 8, 2015
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Foto: SANANDA MAITREYA e CHRISTIAN D’ANTONIO

 

Ci sono due entità nel rock internazionale che fanno riferimento alla stessa persona, ma che ormai da tempo non convivono più. Uno è Terence Trent D’Arby, l’icona pop-soul che sul finire degli anni 80 fece sfaceli con Wishing Well e Dance Little Sister, ormai classici della musica globale. E poi c’è Sananda Maitreya, il maturo e italiano (d’adozione) autore del Post Millennium Rock, quello che si è voluto cambiare nome e identità tra lo sconcerto generale di quanti lo ricordavano presenza fissa nell’airplay radio e di Mtv.

Oggi Sananda si è costruito uno studio di registrazione a Milano, città dove vive e ha messo su famiglia, e per la quinta volta tenta la strada dura della discografia indipendente. C’era riuscito bene con il mainstream di Divina dei primi anni 2000, ora invece rilascia The Rise Of The Zugerbrian Time Lords”, un concetp album di 27 brani, che contiene anche 3 cover dei Beatles, che esce questa settimana. “Le cover dei Beatles le ho scelte perché erano facili per me da cantare, e anche perché sono grato a loro per avermi fatto svegliare e rendermi conto di essere quello che sono: un essere umano”. Filosofeggia e ha l’aria della persona riappacificata soprattutto con se stesso Sananda (innominabile il vecchio nome, per carità) mentre parla alla stampa al Grand Hotel di Milano “un luogo simbolo perché rimanda alla memoria gli ultimi giorni di vita del maestro Giuseppe Verdi”.

Non ci sta a sottomettersi per l’ennesima volta alle regole dello show business. Il disco è un doppio cd che viene venduto in un pack simile a un dvd: “Perché i film devono avere più spazio per essere visti e il mio album no? La presentazione aumenta il valore del contenuto. E quindi c’è bisogno di spazio per farsi notare, anche perché un giorno spero che queste canzoni siano rappresentati come un musical su un palco”. La sua musica oggi è davvero un calderone che riecheggia in alcuni tratti all’antico splendore degli anni 80 (“saranno parte di me quelle canzoni, ma me ne sono dovuto distanziare per capire chi ero”) e per molta parte è contaminato da rock, orchestra, digressioni in libertà. Insomma, a Milano, sarà una coincidenza, ma Sananda ha trovato la sua dimensione: “Milano è una città che è un sogno per gli artisti. Me lo disse Miles Davis nel 1987 quando l’incontrai all’hotel Gallia. Trasferisciti qui e questa gente ti capirà”. Il cantante se ne è ricordato e ha scelto il capoluogo lombardo come base per la sua vita artistica e famigliare. “Ho due bambini adesso e non voglio che gli impegni musicali mi trascinino via dalla loro crescita. Voglio servire la musica, senza la quale non posso vivere, ma anche la mia famiglia. E il mio sogno, che credo resterà tale, è di suonare un giorno in una rock band con i miei due figli”.

Christian D’Antonio
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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)