Sfogliando le note di copertina ci si può già fidare: Michele Rossi e Gianni Bini, duo storico della dance italiana (più di recente al lavoro al lancio delle Donatella), che scrivono 10 pezzi di urban contemporaneo, registrato con occhio alle radio e alle classifiche del 2014.
Poi il nome, Raffaella Fico. Sì , quella che per qualche anno ha monopolizzato il gossip nostrano. Ma è possibile? Sì, il disco si chiama Rush, non è un capolavoro, ma un assaggio dignitoso e divertente di quello che si riesce a fare anche in Italia con esperienza e una bella faccia che si fondono in un esperimento di puro intrattenimento.
“So che il gossip mi ha potuto anche penalizzare – dice la Fico presentando il disco alla stampa – ma io sono una ragazza cresciuta alla periferia di Napoli e ho i miei miti da cui ho imparato, tra tutte Rihanna e Beyoncè. Per questo ho voluto che il disco omaggiasse queste influenze. E poi la prendo seriamente questa carriera, voglio migliorarmi, voglio dare il massimo. Sto studiando. E ho rinunciato a proposte discografiche precedenti perché non mi fidavo della professionalità di chi me le proponeva”.
Ma l’Italia storce il naso. Il singolo d’apertura Rush, secondo il produttore Max Beroldo, ha avuto resistenze. Col secondo Dè Jà Vu le cose vanno meglio, perché in fondo ha un “hook” migliore, diciamo noi. Il team suggerisce che qualcosa è cambiato da quanto ha convinto la stessa Fico a postare online un video solo voce e chitarra dove si capiva che la voce era effettivamente la sua.
Dubbi nell’era della trasparenza digital? Eppure la Fico ha fatto degnamente parte della squadra di Tale e Quale Show quest’anno guadagnandosi consensi. Pensare che 20 anni fa, con mezzi molto diversi, Ambra Angiolini si impose con un album totalmente cantato da altre voci.
Il massacro mediatico non risparmierà nemmeno Raffaella Fico. Ma noi ve lo diciamo: ascoltate senza pregiudizio e godetevi dieci pezzi di spensierata dance made in Italy con occhio all’estero. Dove la Fico si appresta a diventare una debuttante dal prossimo gennaio. Senza le copertine e le Isole che pesano come macigni, forse lì verrà considerata per quello che è.
Christian D’Antonio