Prendete Francesco Bianconi dei Baustelle, toglietegli l’aria malinconica a tutti costi, aggiungete un po’ di ironia alla Gazzè e equalizzate la chitarra acustica, se ancora avete un hi-fi di vecchia generazione. Avete appena avuto un’idea di come suona questo interessante ep Il Gioco, frutto della mente e della composizione di Paolo Cattaneo. Che non è propriamente un esordiente, avendo pubblicato dischi fin dal 1995. Ma soprattutto non è solo un mix di cantuautori contemporanei osannati dalla critica. Ci mette del suo e lo fa bene. La cosa singolare anzitutto è che l’artista in questione si è dedicato dal suo debutto a musica e teatro e ha lavorato (ispirandosi?) a fianco di impegnatoni del calibro di Paolo Benvegnù e Giovanni Ferrario. Dicevamo dell’ironia, che potrete gustare in prima persona se cliccate il backstage del suo video http://www.youtube.com/watch?v=lV2gb6I19YY&feature=related. Nella presentazione di questo ep si legge: un progetto breve, leggero, curato ed originale. Noi aggiungeremo giocoso, perché dopo anni di underground e circoletti, basta prendersi troppo sul serio. La title track è la godibilissima apertura pronta a fare breccia, perché no, sui network nazionali. Lui dice che è nata «come un gioco tra musica e parole, un “collage” istintivo di parti di poesie, trasformate poi in una storia che racconta l’illusione di poter dimenticare chi si ha amato. Accarezzarsi senza avvicinarsi, in un “gioco” dell’assenza». Seguono la poetica Se lasci fare al vento, l’intimista Occhi. Sul finale Cattaneo si apre con L’uomo sul filo «un omaggio musicale e poetico al funambolo ed equilibrista francese Philippe Petit, che con la sua straordinaria magia ispira ad affrontare la vita in bilico tra i sogni e la realtà. È il suo racconto emozionale ed emozionante di una passeggiata tra le nuvole, tra il cielo e la terra, tra una mano e una carezza, e trasforma le nostre paure in possibilità pronte da raccogliere». Per chi si fosse appassionato già, a Milano il 20 c’è uno showcase.
Christian D’Antonio