Un’autobiografia in musica costruita attraverso canzoni rivestite di un abito che è più in linea con la musica che le piace oggi. Così Paola Turci descrive Io Sono, il suo album antologico che ripercorre tre decadi di carriera e festeggia i 50 anni di una delle stelle di punta della scuola romana.
Paola Turci, dopo l’exploit di Bambini (1989) ha avuto un’impennata di quotazioni nel nostro panorama pop con Volo Cos’ (1996). ovviamente da allora non si è fermata e non è stata lontana dalla sperimentazione, contribuendo anche con il suo stile rock a rendere indimenticabile l’esibizione di Amiche per l’Abruzzo assieme alle compagne Marina Rei e Carmen Consoli nel 2010.
“Devo il titolo della raccolta a Francesco Bianconi dei Baustelle – ci ha spiegato – perché è lui assieme a Pippo Rinaldi Kaballà ad aver scritto uno dei tre inediti del disco con questo titolo. Sono quello che si vede sulla copertina, una donna che non ha paura di esibire le sue rughe e cicatrici. Chiedetemi quello che volete, prendetemi per come sono, io non mi nascondo più”.
Parla molto delle cicatrici, di quelle che si vedono e di quelle che non appaiono a prima vista, la Turci: “Sono stanca di vedere donne che devono per forza mascherarsi, gli uomini portano i segni del tempo quasi con esibizionismo, alle donne non è permesso. Era ora che mi liberassi”.
Per rileggere il suo repertorio, nella gran parte del disco ha utilizzato un criterio molto semplice: “Ho lavorato con la lentezza e la sicurezza di chi è stato figlio di un’altra epoca, ora le canzoni devono essere molto più immediate e veloci. Ho voluto ricantare quello che mi andava, alcuni brani noti altri meno. Sono tutti frutto di un percorso che mi è piaciuto rileggere, con la consapevolezza che oggi siamo a un punto di svolta tecnologico che ci permette sempre di far meglio. Sono contenta di aver vissuto quell’epoca, ma sono altrettanto convinta che in futura sarà sempre meglio. Mi ritengo fortunata e privilegiata ad aver attraversato 30 anni di musica”.
Il rinnovamento non è solo di facciata, assicura: “Ci sono pezzi come Ti Amerò Lo Stesso” o “Bambini” che suonati così, puri, spogliati, mi riconnettono ancora di più con i loro testi, che sono la cosa che mi fa tenere di più alle canzoni. È liberatorio fare un disco di riletture in questo modo, canto con più leggerezza”.
Paola Turci partirà in tour con Barley Arts a breve, nel frattempo (dal 20 aprile al 10 maggio) girerà gli store di dischi delle principali città italiane per la presentazione del disco.