Non ci poteva essere cornice più adatta dell’Elita Design Week Festival, l’evento di musica alternativa promosso a Milano per il salone del Mobile, per presentare l’album France di Owlle. La nuova stella del pop elettronico francese ha pubblicato anche in Italia l’album d’esordio France e il suo “dream pop” sembra aver conquistato in poche settimane di rotazione radiofonica il pubblico nostrano. Owlle è nata a Cannes nel 1986 ma nella sua musica si sentono echi di personaggi famosi già quando lei aveva appena un anno. “Mi hanno influenzato molto i Bronski Beat”, ci ha detto. Dal vivo, accompagnata da due strumentisti, accentua la carica tribal della sua musica, suona le percussioni, possiede la scena come una Kate Bush 2.0. Parla poco col pubblico ma, incontrata prima del debutto live italiano ci ha detto: “La mia musica è un sogno di malinconia che è idealmente rappresentato nei miei concerti”. Una dichiarazione che ci ha incuriositi, se sommata alle emozioni delle atmosfere elettroniche dei singoli Ticky Ticky e Disorder che richiamano agli esperimenti di Florence and The Machine.
Come mai nella tua musica si sentono influenze così marcatamente anni 80?
Ho fatto un remix per Heaven dei Depeche Mode qualche anno fa. Il loro batterista mi aveva scoperto su internet e mi aveva introdotto alla band. Ancora non riesco a credere che sia successo. Da lì ho capito che la mia origine musicale risiede in quel mondo, mi avevano influenzato molto i dischi di Cyndi Lauper e Madonna e poi l’elettronica degli anni 70 che ho riscoperto, Brian Eno in particolare. Con lui avevo fatto anche un’opera plastica e musicale.
Non ti senti dunque vicina alle dive del pop di oggi?
Nonostante molti pensino che voglia accostarmi a Lady Gaga o altre, per via forse delle foto del libretto del cd, non mi rivedo in questo filone. Sono artiste che amo, ma mi sento più vicina a Likke Li, che seguo da 5 anni, da quando è partita in sordina, avevo visto un suo disco nella sezione import della Fnac, e anche Bat For Lashes.
Di che parlano le canzoni dell’album France?
France è anche il mio nome di battesimo ed è un nome unico e riassuntivo della mia vita, perché nel disco ho messo pezzi che ho scritto da poco e anche quelli che avevo pronti da tempo ma non erano mai stati pubblicati. Sono canzoni che parlano di malinconia e solitudine, ma hanno un beat trascinante. Mi piace l’idea di accostare questi due mondi.
Sei nata a Cannes ma vivi a Parigi, due città dove la celebrità è un’istituzione. Come ci si sente a essere celebri oggi?
Per me casa significa famiglia, vita da villaggio. Sono scappata a Parigi perché mi annoiavo nel sud della Francia. Quando vedevo il festival di Cannes mi sembrava un carnevale. Ma credo che si possa imparare molto da quei meccanismi dello showbiz, ci sono lezioni che mi sono rimaste dentro.
CHRISTIAN D’ANTONIO