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Omar Pedrini a RioCarnival: “Il mio disco per non aver paura del domani”

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DiChristian D'antonio

Mag 15, 2017
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Foto: press/Warner

Incontriamo Omar Pedrini negli uffici della Warner Music Italia, la casa discografica che tre anni fa, dopo l’intervento a cuore aperto del rocker bresciano, gli ha proposto di rilanciare la sua carriera. Pedrini è uno dei padri del nuovo rock italiano, prima coi Timoria poi da solista. Ha segnato gli anni 90, ma poi i problemi di salute lo hanno tenuto lontano dalle scene. Ora esce un disco intriso di energia hippy, Come se non ci fosse un domani, che però parla con coraggio ed energia ai giovani del 2017. Ce lo siamo fatti raccontare dal diretto interessato.

Hai composto questi 10 nuovi pezzi in un momento particolare. Ci spieghi come hai fatto?

Nel letto di ospedale hai tempo per pensare a un sacco di aspetti della vita. Volevo parlare ai giovani per invitarli a credere in se stessi. Per i miei ragazzi che spesso ai concerti mi chiamano zio rock. Ma anche per i miei figli Pablo ed Emmadaria.

Sei stato spesso a Londra, hai frequentato Noel Gallagher, hai conosciuto i Jethro Tull. Nemo propheta in patria?

Quando Noel ha saputo che scrivevo mi ha subito messo a lavorare per la sua agenzia, ora molti miei pezzi vengono cantati da stranieri. Pensavo: in Italia non mi cagano e all’estero…beh, pensa che Noel non ha mai scritto per nessuno e ha fatto questa piacevole eccezione per me, Un Gioco Semplice è la versione rivista di Simple Game of A Genius uscito come lato b degli Oasis. Però ti rendi conto che la musica è un linguaggio universale ed è confortante vedere come fonda le culture. Con Ian Anderson volevo collaborare su Angelo Ribelle, fare un qualcosa che avesse il suono dei suoi vecchi dischi e mi ha detto di sì.

Siete amici nella vita oltre che collaboratori nei dischi?

Con Noel ho avuto la fortuna di frequentare a Londra gente che gli sta attorno, da Kate Moss ai Beckham. Poi quando per puro caso un fonico italiano mi ha riconosciuto a una serata, mi sono sorpreso, c’era qualcuno che mi rivolgeva la parola non perché ero amico degli Oasis. Con Ian faccio un po’ da Cicerone quando viene in tour in Italia, lo porto nelle cantine, nei ristoranti che so possono piacergli.

Il tema dell’angelo ricorre anche in un altro aspetto di questo nuovo lavoro, il video del singolo.

È la prima volta che faccio un singolo che ha il nome dell’album. E quindi ho voluto fare un omaggio a Wim Wenders vestendomi da angelo rock che protegge una giovane modella.

Se dovessi individuare un tema di questo che sembra un concept album?

Suggerisco un rock party cosmico per esorcizzare la paura del domani. Il disco finisce bene, con Sorridimi che è la luce ed è dedicata a mia figlia. C’è molta inquietudine, la paura del domani, del non essere adeguato, che può valere sia per i figli che per i padri. I giovani che non sanno cosa aspettarsi, i padri che non sanno che cosa suggerire.

Senti molto il distacco con questa generazione?

È come se fossi un padre medievale con un figlio rinascimentale. Però io mi incazzerei se fossi al posto loro. Stanno troppo chiusi in casa, non escono a protestare. Non fanno casino come avrei fatto io. Per questo ho messo in copertina al singolo Come se non ci fosse un domani la foto di una manifestazione dell’8 marzo. Vedere donne sfilare sotto casa mi ha riacceso la speranza.

Christian D’Antonio

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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)