Si chiama Radio Disordine ed è l’album d’esordio dei Nictagena, rock band salernitana formata da Walter Tocco (voce e chitarra), Mario Macedonio (batteria), Francesco Galatro (basso).
Con un lancio provocatorio nel titolo quanto nella sostanza, il primo singolo Serial Killer (Nictagena – Serial Killer (Official Video)) ci ha incuriosito per le sue influenze hard che si fondono al progressive e al cantautorato italiano di protesta. Sembra un genere recuperato da centri sociali lontani e adattato alla digital age: la nuova direzione dell’indie italiano?
Non si può osare più di tanto a descriverli questi Nictagena, certo è che la
Tippin’ the Velvet di Gianluigi Manzo ha avuto un bel coraggio e lungimiranza a tenerli in casa e confezionarli a perfezione, con un ironico video pronto per i canali tv specializzati e copertina e grafica del booklet ad opera della giovane artista Gabriella Granito (la grafica fumettistica è di Emanuele Coppola).
Ecco cosa dicono i protagonisti del loro debutto: “Il disco si apre con una intro, 1000/anni, che riprende le voci – prese in diretta – di una messa durante una processione. Si sente la voce di un prete che pone una domanda all’ascoltatore: Se qualcuno ha dei beni in questo mondo e chiudesse il cuore agli altri nel dolor, come potrebbe la carità di Dio rimanere in lui?”. È così che esplode la prima traccia, Mille anni, che entra con potenza: la musica scorre veloce e potente e da una scossa molto incisiva all’album. Il testo esorta l’ascoltatore a prendere in mano la propria vita e a farne qualcosa di importante, lasciando dietro un passato oscuro e pieno di fantasmi.
La terza traccia, Crepuscolare, molto intima e melodica, racconta di un uomo consumato dalle emozioni. Serial killer è un brano isterico, violento e ossessivo. Al brano è ispirato il primo videoclip tratto dall’album, per la regia di Andrea Campajola.
Bestemmia senza nome parla di un amore inteso come distacco, perdita, inadeguatezza, che sfocia in un rifiuto totale per le cose, per non ferirsi più.
Radio disordine è la traccia che da il nome all’album. Un brano che alterna momenti rabbiosi a momenti riflessivi e molto intimisti.
Ristagni di luna è aperto da una prima sezione molto strumentale per poi sfociare in una parte molto melodica ed intensa.
Segue Mistiche, una velato rifiuto verso il potere della chiesa e le feste religiose.
Nell’ultima traccia, Outro, sono ripresi i suoni di una processione accompagnati dalla voce di un uomo che recita una parte del testo del brano Crepuscolare. Il suono allegro e festoso della banda è deviato dalle parole malinconiche ed amare del testo della canzone.
CHRISTIAN D’ANTONIO