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Niccolò Fabi si racconta in ‘COSTRUIRE UNA CANZONE’

Luana Salvatore

DiLuana Salvatore

Mar 15, 2014
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Foto di Esther Favilla
Copyright ufficio stampa Palazzo D’Auria Secondo, Lucera
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in foto, Niccolò Fabi e Toni Di Corcia. Copyright ufficio stampa Palazzo D’Auria Secondo, Lucera

Niccolò Fabi è un artista dalla spiccata sensibilità, una voce morbida ed accogliente il cui tono trasmette  pacatezza ed armonia tali, da lasciar intuire una certa spiritualità, componente frequente in quei bagliori improvvisi di abbandoni e perdite inaspettate. Si è esibito a fine febbraio in Puglia, a Lucera, in un locale della città federiciana divenuto luogo di incontro di musicisti e band dove, dalla scorsa estate, è possibile ascoltare della buona musica e assaporare la cucina tipica e il buon vino delle cantine lucerine.

Fabi si è presentato all’incontro con il pubblico che affollava il locale, munito di chitarra acustica, in modo molto informale e spontaneo, per uno spettacolo unplugged di un paio di ore. ‘Costruire una canzone’, un  viaggio tra parole e musica, in cui ha raccontato episodi della sua vita e della sua carriera, intonando i brani che lo hanno reso famoso e descrivendo, di volta in volta, la nascita di un pezzo.  L’interazione con l’audience e l’improvvisazione fanno di questo tipo di incontri con l’artista, un momento unico di confronto e di scoperta tra i musicisti e il pubblico. Confronto più difficile negli stadi o nei forum, che non consentono un face-to-face così ravvicinato.

L’intervista molto easy,  è stata condotta dal giornalista e scrittore Tony di Corcia, alla presenza di un centinaio di persone. “E’ una situazione diversa dai concerti nei grandi spazi  – racconta Niccolò Fabi in apertura di serata – la bellezza di questi incontri è l’imprevedibilità. Voglio essere libero di fare o non fare una cosa, di non cantare una canzone che non mi va di cantare. La possibilità di ascoltarvi (rivolto al pubblico NdR), più che di ascoltarmi, egoisticamente parlando è più stimolante. Magari sono in un momento in cui sto scrivendo e ho bisogno di nuovi stimoli, è questo è per me molto stimolante”.  E’ comunicato così il viaggio di due ore alla scoperta delle sue canzoni. Si è creata un’atmosfera intima e confidenziale, che ha molto appassionato il pubblico.

“Le parole sono qualcosa di attraente in maniera abbastanza misteriosa, sono il modo in cui noi ci mettiamo in relazione agli altri, ci permettono di raccontare le nostre sensazioni” ha ribadito Fabi, ricordando gli studi in Filologia romanza con il professor Roberto Antonelli, per poi proseguire tra ricordi d’infanzia e l’adolescenza agli scout, con la scoperta di Alberto Fortis e la ‘La sedia di lillà’ legata alla sua prima esperienza al campo scout in Abruzzo, nel 1978, dove a dare la sveglia era un disco, che poi Niccolò ha scoperto essere prodotto proprio dal padre che l’artista ha incontrato in età adulta per la prima volta, un musicista di musica classica che negli anni settanta si è dedicato allo alla produzione artistica (C. Fabi, NdR).

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in foto, Niccolò Fabi durante la serata. Copyright ufficio stampa Palazzo D’Auria Secondo, Lucera

Tra i suggerimenti del pubblico e le riflessioni del cantautore sull’importanza del passato e della storia, Niccolò ha interpretato il primo brano, ‘I cerchi di gesso’. E’ stata la volta di ‘Capelli’,  presentata al Festival di San Remo 1997 tra le nuove proposte, che ha ottenuto il Premio della Critica: “In origine il testo faceva riferimento ad un dialogo tra due persone, una diceva all’altra di non poter fare a meno di lei, che senza era appunto ‘una pagina senza quadretti, un profumo senza bottiglia…’ e le note erano anche più malinconiche, poi ho impostato il brano diversamente, facendo riferimento ai miei capelli, quello che è un po’ il mio punto debole. Ognuno di noi ha un difetto che nasconde, cioè chi a scuola aveva i piedipiatti, chi il naso grosso, chi i piedi a papera, io avevo i miei capelli tipo cespuglio. Ciò che è un difetto poi può diventare per noi qualcosa da proteggere, un punto di forza e così ho reimpostato il testo sostituendo i dialoghi. E’ venuta fuori ‘Capelli’”.

Inevitabili i riferimenti all’ultima edizione del Festival, in particolare a Riccardo Sinigallia (che ha collaborato con Niccolò Fabi agli arrangiamenti de ‘Il Giardiniere’, NdR) escluso dalla manifestazione per aver suonato un brano in un evento di beneficenza prima di San Remo, andando contro il regolamento della manifestazione. Niccolò ha commentato durante l’incontro a Palazzo D’Auria Secondo quanto il Festival “non è al passo con i tempi”.  Fabi poi ha citato gli amici, come Max Gazzè con cui ha collaborato in ‘Vento d’estate’, Fiorella Mannoia, con la quale ha condiviso ‘Offeso’.

Dopo un evento tristissimo, come la perdita della piccola Olivia, figlia dell’artista scomparsa prematuramente, è nata l’incredibile collaborazione con Mina in ‘Parole parole’. Il brano che la bambina, che tutti chiamavano affettuosamente Lulù, amava moltissimo ascoltare.  “Non li ho mai vissuti come duetti, dichiara Fabi, ma come incontri” e li racconta nei dettagli, compreso il rapporto “epistolare” con Mina, uno dei momenti più toccanti e commeventi della serata.

Tony di Corcia ha poi ricordato i tanti impegni in attività di beneficenza promosse e sostenute da Niccolò Fabi, da L’Aquila al Sudan (Fabi collabora da anni con CUAMM – Medici con l’Africa, NdR).

“Nella mia vita c’è stato un incontro con un gruppo di persone che mi ha dato un gran senso di fiducia verso l’essere umano bianco, europeo, contemporaneo, racconta Fabi, l’essere andato lontano dalla grande città, in questi ospedali rurali, mi ha fatto conoscere persone che hanno fatto scelte di vita semplici, non eroiche, ma hanno dato al concetto di realizzazione professionale, di successo, di dignità umana, un altro tipo di valore”.  Ancora musica con ‘Sedici modi di dire verde’, colonna sonora dell’omonimo racconto in video delle storie tre donne medico, determinate ad aiutare chi ha bisogno di cure in Etiopia e in Uganda.

Poi ‘Oriente’ e ‘Lontano da me’,  dal sapore onirico, incentrate sul tema del viaggio, “primo motore di curiosità, della conoscenza dell’altro”.  E’ la volta poi di ‘Costruire’, un brano dal testo profondo, che ricorda suggerisce di mettersi in gioco giorno dopo giorno, un passo alla volta.  In chiusura, come da tradizione, il brano che stilisticamente presenta aspetti inediti, partendo con un crescendo di note che sottolineano la drammaticità del testo e suscitano all’unisono un profondo senso di abbandono: la bellissima ‘Lasciarsi un giorno a Roma’.

LUANA SALVATORE
luana@riocarnivalfanzine.com

 

 

 

 

 

 

 

Luana Salvatore

Luana Salvatore

giornalista pubblicista, è editore e direttore responsabile di RioCarnival Music Magazine dal 2010, nonchè co-fondatrice della omonima fanzine italiana dedicata ai Duran Duran (1987). Ha fatto parte dell'Academy MEDIMEX (la giuria per i premi delle produzioni musicali italiane, equivalente dei Brit Awards) e collaborato con alcune testate giornalistiche musicali, tra cui Rolling Stone Italia. Si interessa e scrive di Musica, Cinema, Cultura e Lifestyle. Contatti: editor@riocarnivalmagazine.it