Nesli ha passato un anno di grande cambiamento. Personale e artistico, con il passaggio a Sanremo, in cui si è affermato con un nuovo “vestito” musicale. E ora, con un libro in stampa per Mondadori (Andrà Tutto Bene – Quel che ho imparato dai momenti più difficili”) e il primo cd live dallo stesso titolo.
Perché un libro ora?
Me lo chiedevano da tempo e per me è stato un progetto che ho ripreso e lasciato a più riprese. È davvero interessante che esca in questo momento perché la trasformazione che sto avendo merita di essere raccontata. Non sono più un cantante rap, ho avuto la possibilità di dimostrarlo allo scorso festival di Sanremo e mi sono cimentato con la scrittura diversa rispetto alle canzoni. Che è stato comunque un percorso difficile, quando lo si fa in maniera così personale.
Cosa hai raccontato in questo romanzo?
È un libro su di me e in questo non si discosta molto dall’approccio che ho sempre avuto con la mia musica. Devo ringraziare Valentina Camerini che mi ha dato la possibilità di mettere tutto in ordine perché io sono uno che scrive molto. Parto da un evento scatenante e poi inizia la narrazione, che quindi non è in ordine cronologico. Sono appassionato di cinema e fiction quindi so bene che il colpo deve arrivare all’inizio.
Anche il disco dal vivo è una novità per te…
L’ho fatto ora perché fino ad adesso non avevo fatto concerti che valeva la pena mettere su cd. Ho avuto la fortuna di fare un lungo tour quest’anno e quello che si sente è come sono oggi, musicalmente parlando. Ho ascoltato molto rap americano in passato ma non avevo comfort in quelle vesti. Mi affascinava sempre Vasco, uno che con la musica andava dritto a quello che voleva dire. Ora ho trovato quella strada.
Cosa ti fa più male?
Rileggere il libro che ho pubblicato è un’esperienza davvero forte, specie il capitolo della famiglia. Ma sono contento di averlo fatto. Mi fa male il pregiudizio, infatti sono proprio figlio di quel pregiudizio. Spero che la gente pensi belle cose dopo aver sentito e letto quello che ho fatto. E spero che dicano: Ah però, sa davvero scrivere.
Christian D’Antonio