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MONFRA’ JAZZ FEST: IL MATRIMONIO RIUSCITO TRA MUSICA E TERRITORIO

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Giu 26, 2019
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Foto: press

Si è conclusa domenica 23 giugno la seconda edizione del Festival Jazz

Casale Monferrato, 24 giugno 2019 – Circa 3.500 spettatori in totale, tutti i concerti ampiamente sold out, con un pubblico da fuori provincia per oltre il 30 per cento e una percentuale del 35% sotto i trent’anni. E’ il bilancio conclusivo del secondo Monfrà Jazz Fest che ha visto l’ultimo dei 24 appuntamenti in cartellone nella sera di domenica 23 giugno su un Lungo Po illuminato in modo sorprendente grazie al main sponsor della manifestazione: Energica, che ha scelto questa ultima tappa del Festival per presentare il delicato gioco di luci che impreziosirà la passeggiata casalese per tutta l’estate. La perfetta riuscita degli eventi va all’incredibile sforzo dello staff, che ha dato il meglio di sé per questo Festival e al folto gruppo di volontari, tutti con un’età compresa tra i 12 e i 25 anni.

Le note del concerto al tramonto sul Po di domenica scorsa hanno concluso due settimane intense, cominciate il 15 giugno con il primo concerto inserito nel calendario di Casale Comics e proseguite, il giorno dopo, nel bosco di Odalengo Grande e nella distilleria Magnoberta per un Festival che ha sempre voluto presentare, insieme alla musica, anche i tanti valori di questo territorio.

La narrazione in musica di Marco Detto

Gli appuntamenti sono ripresi poi nella sera di giovedì 20 giugno con uno straordinario ospite: il pianista Marco Detto, per un concerto nato in collaborazione con il Rotary Club di Casale e destinato a raccogliere fondi per il restauro della Chiesa di Santo Stefano. E’ stata una vera “narrazione in musica”, un esperimento in cui le note hanno ricostruito la bellezza di un edificio che i Casalesi forse danno per scontato, ma che in questo momento ha bisogno di loro. E’ stato proprio il Presidente del Rotary, Enrico Albano, a ricordarlo ringraziando il pubblico: “Siamo stati contattati dall’arch. Rustico per contribuire a un pezzo della nostra ricchezza architettonica che è un biglietto da visita della città e si è pensato di fare qualcosa di più di una semplice donazione.” Il Maestro Detto ha aperto il concerto con due sue composizioni, “Alena” e “L’equilibrista”. Poi la voce di Ima Ganora ha evocato le bellezze del sito: la Torre, la Piazza, la Chiesa e la straordinaria quadreria e ognuna di loro si è tramutata in musica, regalando anche un po’ di commozione ai presenti.

Festa della Musica con Italian Trio

Venerdì la giornata della musica si è sviluppata con sei concerti gratuiti in giro per la città: i Quarto Strano in via Roma, i ragazzi della Scuola Primaria San Paolo e a seguire il concerto del Coro In…Canto dell’Accademia Le Muse, il duo Accorsi Picchioni in Largo Lanza, l’ensemble Anima Mundi in giro per il centro storico e il duo Vercesi D’Ettole in un aperitivo in Jazz al Drop Cafè. L’attesa però è stata tutta per la serata al Castello di Casale con tre mostri sacri del jazz. Una leggera pioggia ha spostato l’esibizione dal cortile alla manica lunga del maniero. Ma la soluzione non è stata per nulla spiacevole, l’atmosfera si è fatta più intima e anche se la sala si è riempita in ogni strapuntino, tutti hanno avuto in mano un bicchiere del wine sponsor della serata: Hic et Nunc.

I ragazzi della Musical Academy Experience hanno introdotto lo spettacolo con un vorticoso medley di canzoni tratte dai grandi successi Disney ma non solo, perché c’è spazio persino per poesia e il rap. Poi sotto le volte del ‘400 entrano Dado Moroni, Rosario Bonaccorso e Roberto Gatto, il curriculum letto dalla presentatrice Genny Notarianni non rende giustizia; molti del pubblico hanno tonnellate di CD di questi musicisti, nessuno però con loro tre insieme. E’ uno swing raffinato quello che esce dalle dita di Moroni, quasi un perfetto accompagnamento al tintinnio dei bicchieri tra il pubblico e quando Bonaccorso e Gatto cominciano ad uscire dagli schemi il discorso si fa interessante; l’affiatamento è totale e ognuno finisce per sottolineare i passaggi più complessi dell’altro con una precisione chirurgica. Perchè il jazz è sì improvvisazione, ma ha anche a che fare con la telepatia. Bonaccorso con il suo suono ricco si permette anche di cantare su una introduzione che finisce per diventare quasi un suo pezzo funky. Gatto fa fare ai timpani passaggi ritmici per cui probabilmente non è stata ancora inventata una notazione musicale. Si fanno ispirare da Monty Alexander con un versione soft di You can see e dallo humor di Eddie Winston, il pianista più alto del mondo con una magica “High fly” e da tanta loro musica passata, presente e futura.

Una leggenda del Jazz

Sabato è stato un altro giorno densissimo di avvenimenti: alle 17 i My Favorite Trio raccolgono un pubblico di genitori e mamme per ascoltare la loro versione delle fiabe in Jazz, ma la sorpresa è il gruppo che si esibisce per MonJF Young nel pomeriggio al Castello, Erios New Talent 4et: nessuno ha più di 18 anni e tutti suonano come professionisti.

La Merenda Sinoira in Jazz al Coco Caffè Bistrot con il duo Tartuferi Picollo regala emozioni e parecchi ricordi con un repertorio che asseconda una voce decisamente soul, capace di proporre con naturalezza classici di Aretha Franklin, Michael Jackson e Stevie Wonder.

La giornata arriva in un baleno al momento clou: il concerto del Gianni Cazzola e Michele Bozza Quartet. Alle 21.30 è già sold out. Guido Michelone regala qualche pensiero letterario dal suo libro che raccoglie oltre 400 citazioni legate alla musica. Nel frattempo gli spettatori scoprono il “Baratuciat”, vitigno autoctono piemontese recuperato dall’estinzione dall’Azienda Agricola Isabella. Poi eccolo pimpante sul palco in un vistoso giubbotto rosso e cappellino Mr. Gianni Cazzola, un pezzo della storia del Jazz, che ha suonato con il 90% dei più grandi artisti internazionali. Non che attorno a lui gli altri siano di minor prestigio: al sax c’è Michele Bozza, suono caldo e fraseggio sinuoso, alla chitarra Max Gallo che ormai il pubblico del Monfrà Jazz Fest conosce bene e al basso Giorgio Allara, che questo Festival ha contribuito a fondarlo. Una serata di classica nell’eccezione più positiva del termine perché i quattro potrebbero essere tranquillamente in smoking tanto il loro suono è sempre elegante e attento alle sfumature. Il repertorio attinge a piene mani dal Be bop, ma anche quando il metronomo viaggia sopra i 200 il risultato è sempre swingante e godibile e poi c’è Cazzola capace di piazzare break irresistibili che mandano il pubblico in delirio. Il concerto si protrae e i quattro chiamano sul palco Tommaso Profeta al sax contralto: è il ragazzino di 15 anni visto nel pomeriggio sul palco. Ci sa davvero fare.

Dall’alba al tramonto

La Jam Session successiva al Coco Caffè Bistrot richiama musicisti da ogni dove e con ogni strumento.  Eppure il giorno dopo, alle 7 del mattino, ci sono almento 300 persone all’imbarcadero del Po per quello che è uno dei punti più caratterizzanti del Festival: il Concerto all’alba sul fiume. Sotto un bel salice è già pronto lo Spigoli Trio, il quadro perfetto per questa cornice di silenzio interrotto solo dalle anatre e dal salto di qualche pesche. Mentre la luce gioca con l’acqua scopriamo questa formazione di tre musicisti dell’Oltrepo’ pavese che da sola vale un’orchestra: sono Alessio Zanovello al clarinetto, flauto e sax, Lorenzo Guacciolo alla chitarra, Gabriele Montanari al violoncello. Per nulla intimoriti dall’ora scherzano con il pubblico e con la musica. Cominciano con un brano che mischia barocco e “zen” alla Ryuichi Sakamoto (perfettamente intonato al luogo) e poi continuano con cocktail di world music: Star Wars Cantina Band si trasforma in un brano alla Django Reinhardt, suggestioni di Ennio Moricone in musica kletzmer, un brano country in un tango e una rumba di Chick Corea in…una rumba. E poi visto che siamo in Monferrato colazione per tutti con muletta, gorgonzola e barbera, perchè l’Italia è piena di posti belli per fare un concerto all’alba, ma alcune cose ci sono solo qui.

Il pomeriggio vede Nicola Concettini Organ Trio in un Coco Caffè Bistrot circondato da motociclette appena tornate dal tour panoramico del Monferrato, sempre inserito nel Festival. Alle 20.30 di nuovo sul Po stavolta per assaporare il tramonto. Il pubblico riempie tutte le sedie collocate sullo slargo all’inizio della passeggiata ma non basta, presto riempie le gradinate, i prati e ogni strapuntino.

E’ una vera festa, ma il sole non è l’unica luce che attira l’attenzione: l’intero Lungo Po di Viale Gramsci è infatti colorato dalle centinaia di lampade collocate da Energica che fanno in questa occasione il loro debutto e che rimarranno una gioiosa compagnia per tutte le sere d’estate. Spiega Gabriella Cressano direttore dell’Ente “Abbiamo pensato di riscoprire questo luogo caro ai Casalesi. Da qualche anno stiamo reinvestendo gli utili di Energica sul territorio perché crediamo nella sua validità e che Casale possa ripartire; per questo continueremo ad allietarvi con le luci che stiamo per accendere e tanti eventi.” Sono emozionato – gli fa eco il presidente Claudio Montiglio – Vedere valorizzato il fiume Po mi rende orgoglioso”.  Il pubblico trattiene per un attimo il fiato e le lampade si accendono.

Sotto questa nuova “costellazione” si esibisce il Trio formato da Tazio Forte al pianoforte (hammond) e fisarmonica, Alex Orciari al contrabbasso e Vittorio Scibaldi, batteria. Una formazione singolare, capace di fondere gli standard dello swing degli anni ruggenti evocati con grande lirismo, insieme alla musica popolare brasiliana di Jobin e compagni, ma inserire anche canzoni d’autore (gradito l’omaggio a Paolo Conte). Per non parlare delle sonorità manomanouche create dalla fisarmonica di Forte. Una musica sempre un po’ languida, perfetta per aspettare il tramonto insieme agli amici. E siccome tra amici si divide anche il gusto ecco che Andrea Luparia e Anna Portinaro presentano la loro degustazione di Krumiri Rossi e Amaro Casale. Le istituzioni sono al completo: ci sono gli assessori Emanuele Capra e Gigliola Fracchia e ovviamente il Sindaco Federico Riboldi. Questo anfiteatro naturale sul Lungo Po è fantastico. Una sfida vinta da questa città, quella di riappropriarsi di un angolo bellissimo dove passeggiare lungo il fiume che scandisce il nostro tempo. Vedendo la gente seduta qui in platea ma anche sui prati e sulla scalinata sfatiamo il mito che i Casalesi non partecipano agli eventi di qualità.

Poi la musica continua e mentre il sole scende tra le colline e si scopre che non ci sono solo le lampade appese a festoni ad illuminarsi ma anche ogni singolo albero, ci si rende conto davvero di vivere in un paesaggio di rara bellezza, che soltanto Festival come questo possono esaltare. La festa finisce poi all’Enoteca del Monferrato per l’ultima Jam Session del Monfrà Jazz Fest seguendo rigorosamente lo slogan del Festival: “il Jazz libertà di espressione e espressione di libertà”. C’è una regola sola: l’armonia.

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