MONDO MARCIO: IMPARIAMO A CONOSCERE IL VERO NEMICO
Quale può essere il compito di un rapper italiano nel 2012? Mondo Marcio, 26 anni, dal 2006 sulla scena musicale italiana, ce l’ha bene in mente: «Dobbiamo esporci in primis come persone sulle cose che non ci piacciono. Bisogna prima di tutto imparare a conoscere il nemico. Perchè di questi tempi non si capisce mai la colpa di chi è: delle banche, della politica, di chi condanna gli strozzini solo perchè gli rubano il lavoro. Se nelle mie canzoni ci sono dei passaggi di denuncia è perché io stesso non ce la faccio più a tenere la rabbia dentro».
Da questa premessa nasce il concept del suo nuovo album, Cose dell’altro mondo che è un disco molto ben fatto e anche molto lungo (17 pezzi!) con un artwork d’altri tempi e un libretto che si apre a poster fatto apposta da un artista amico del rapper, Stefano Bonora, in perfetto street style apocalittico. «Sono partito in un momento in cui dire faccio rap in Italia sembrava dire ho un hobby e mi diverto. Ora è una professione e non è più tanto strano vedere un solo artista che tiene il palco, prima c’erano i gruppi, i duo. Ora siamo in tanti ma non tutto quello che viene fuori dalla scena musicale della digital age è degno di essere ascoltato. Per questo è anche diventato più importante l’aspetto live del nostro mestiere. Non puoi ingannare il pubblico quando sei sul palco di fronte a tanta gente. E soprattutto lì diventa evidente chi cade. In studio si può fare tutto e oggi chiunque può pubblicare un disco. Poi ci sono le verità. Quando Morten Harket cantava Take On Me, quella nota nel ritornello l’ha cantata davvero. Oggi non è più così».
Nonostante il disco sia un prodotto del nuovo millennio a tutti gli effetti, la citazione degli A-Ha non è un caso. Abbiamo scoperto che Mondo Marcio ha una vera passione per certe chicche degli anni 80. «Abbiamo chiesto a Nada di utilizzare un sample di Amore Disperato. Mi è venuto in mente da quando l’ho sentita cantare a una festa a Milano, mi sono venuti i brividi». Quindi non si vive di solo rap? «Macchè. Io sono cresciuto con De Andrè, Pink Floyd. Sono molto aperto». E l’apertura la si apprezza in alcuni pezzi come Se Solo Fossi Ancora Qui, dove la vocalist Ornella ci riporta indietro ad alcuni mood degli anni 90, e specialmente in Spalle Al Muro, il brano conclusivo del disco che è una vera messa a nudo di Mondo Marcio su un registro molto melodico e totalmente inaspettato. «Il mondo dello spettacolo si è subito rivelato per quello che era. Ne ho preso subito le distanze, ho faticato molto a cercare di non dover proiettare un ‘immagine e soprattutto a non essere travisato. Pensavo all’inizio che il rapporto col pubblico fosse molto più diretto e invece ci vuole uno sforzo enorme per far capire quello che sei realmente. Ma sono contento di quello che ho fatto finora. Ho il controllo sulla mia carriera. E soprattutto credo di aver contribuito a lanciare un genere che in passato era snobbato. Quando ho partecipato alla serata di Hip Hop Tv al Forum di Assago c’erano quasi 20mila persone. Non sarebbe stato possibile immaginare un tale entusiasmo qualche anno fa. I rapper italiani sono diventanti i nuovi cantautori nel cuore del pubblico».
CHRISTIAN D’ANTONIO