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LAURA PAUSINI, LE ECCELLENZE D’ITALIA E LA RAGAZZA DI PROVINCIA

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DiChristian D'antonio

Nov 13, 2013
laurachristian
PH. Christian D’Antonio

C’è sempre un contrasto alla base dell’enorme popolarità di Laura Pausini, l’unica stessa pop italiana con un nome immediatamente riconoscibile in ogni angolo del globo. E il suo 20 The Greatest Hits ce lo ricorda ancora una volta, a 20 anni dal suo esordio a Sanremo 1993 («Ma all’estero il ventennale è l’anno prossimo, sono fiscale su ste cose» dice lei).

Un disco zeppo di successi (38) con allegato anche dvd che celebra in ordine cronologico e con note di copertina scritte da lei stessa, una carriera che sembra un sogno. Da un lato la ragazzina di provincia accompagnata dal papà «che tuttora mi dice ogni volta che entro in studio che la musica è finita» scherza  parlando del padre Fabrizio, ex piano bar man che l’ha instradata al successo. E dall’altro i lustrini dei mega show internazionali, i premi Grammy e le sterminate folle sudamericane. «Devo riconoscere che c’è tanto del mondo che ho visto in questa raccolta, ho pensato a tutti quelli che mi seguono in ogni parte del mondo, mettendo assieme queste canzoni. Volevo che fosse un omaggio e una celebrazione. E quindi se celebrazione deve essere la faccio per bene. Ho chiamato Ennio Morricone per orchestrare una nuova versione de La solitudine e Giorgio Armani per farmi un nuovo look. Curerà anche gli spettacoli del tour. Ma per l’immagine di copertina sono stato io a convincerlo a vestirmi di bianco, perché specie in Italia c’è questa immagine di me col tailleur nero. Invece ora mi sento con più luce, più serena e ho provato col bianco, ma a Giorgio piaccio di nero». A chi le sussurra che la foto è troppo photoshoppata lei dice: «Abbiamo solo schiarito il cappello, che non voleva nemmeno il fotografo perché mi faceva ombra sugli occhi. Poi ho chiesto ai grafici: l’originale con contrasto 80 esce fuori proprio così».

Come fa una superstar del suo calibro a interessarsi di ogni aspetto della sua carriera? Presto detto: determinazione ed entusiasmo. «Ho contattato tutti gli artisti in prima persona per fare dei duetti. Sul nuovo brano Limpido, grazie a Marco Alboni, neopresidente Warner, l’etichetta a cui sono rimasta fedele fin dall’inizio, abbiamo avuto Kylie Minogue. L’unica che mi ha detto di no è Celine Dion per un problema di opportunità. Esce anche lei con un disco nello stesso periodo e non poteva».

Fa ancora effetto trovarsi davanti la Laura nazionale che parla di megastar americane come amiche. Ma questo è il frutto del suo status. Spiega che ha voluto riunire le eccellenze d’Italia per il lancio della raccolta ma che ha anche cercato di avvicinare mondi diversi per parlare al suo vasto pubblico. «Con Marc Anthony ho pensato di fare Non c’è in versione salsa ma solo lui poteva portarmi su quei territori, da sola non sarei stata capace».

E risulta sincera anche quando ci mette l’anima a convincere i media che questa è l’unica musica che sa e vuole fare: «Mi piacciono i cantautori ma ho un mio genere di preferenza che neanche la maternità ha saputo cambiare. Il mio mondo è questo. Ho iniziato con il piano bar suonando di tutto perché quella è l’unica palestra che ti avvia a questo lavoro e devi saper soddisfare tutti i gusti. Poi quando ho iniziato a dovermi costruire un repertorio ho detto ai miei primi giovani autori: scrivetemi canzoni che sappiano di Mina, Oxa, Mietta, Vanoni, che erano le donne che ascoltavo all’epoca. Quando sono venuta a Milano a fare il primo provino prima del Sanremo di 20 anni fa ho inciso canzoni di Whitney Houston e Mia Martini. Io sono così».

I nuovi pezzi sanno di Pausini ma il tentativo è, specie nei testi, di avere credibilità come artista adulto. E ce la fa Laura nel bel pezzo scritto con il giovane autore Virginio Simonelli Dove Resto Solo Io, in cui parla della condivisione della gioia di una nuova solitudine. E quando con Niccolò Agliardi scrive un nuovo capitolo della sua carriera Se Non Te, fa perfino tenerezza per come affronta le dinamiche dei rapporti famigliari. C’è sempre molta Italia in quello che dice e che canta la Pausini. Quell’Italia dei valori di provincia, dove la famiglia anche se stai sul palco più prestigioso del mondo non la dimentichi mai. «Ricordo ancora quando mio padre mi raccontava delle sue esperienze da musicista in Svezia, non trovava la macchina per tutta la neve che veniva giù. Esperienze magari romanzate ma che ho sempre tenuto dentro e quando le ho rivissute in prima persona le prime volte che andavo all’estero, lui mi è stato sempre vicino. Come la prima volta che dovevo andare in America Latina, si ruppe l’aereo e io subito dissi alla mia casa discografica che non avrei mai fatto promo all’estero se non in macchina, in Europa. Ma dopo tre volte in macchina ad Amsterdam ho ricominciato a prenderli gli aerei!». Paure e vittorie della ragazza di Solarolo che è universalmente riconosciuta come la voce italiana femminile in tutto il mondo. Bene ha fatto a prenderli quegli aerei: da ambasciatrice della nostra cultura, che piaccia o no, ha probabilmente fatto molto più di mille accordi economici. «Voglio fare un tour per portare in giro queste canzoni come una festa, volevo i teatri ma siccome non so come reagirà mia figlia alle distanze, abbiamo pensato di iniziare con date multiple a dicembre a Roma e Milano. In ogni caso trasformeremo i palazzetti in dei teatri perché ho voglia di avere un contatto più intimo con il mio pubblico».
CHRISTIAN D’ANTONIO

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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)