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La sfida di Giuseppe Di Monte: Resistere in Italia per farsi ascoltare

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DiChristian D'antonio

Nov 11, 2014

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Si chiama Aria che respiro (Giuseppe Di Monte – Aria Che Respiroil brano che lancia Giuseppe Di Monte, cantautore pugliese naturalizzato a Roma, che ha già all’attivo vari singoli da solista. Ne parliamo perché Giuseppe in questo momento fa parte di quegli artisti italiani, che senza passaggi in tv o ai talent e senza l’appoggio di grandi corporazioni alle spalle ha lanciato un appello: “Resisto in Italia perché la musica dei giovani emergenti deve essere ascoltata da chi questo paese lo ama come me”. RioCarnival offre lo spazio che ha nel web, anche e soprattutto ad artisti che hanno bisogno di essere ascoltati, senza poter godere della risonanza dei classici canali di promozione, del resto questo è lo spirito che perseguiremo con il movimento “Apulia Rock Connection” a partire dal 2015.

Giuseppe, a chi è dedicato il brano?

A tutte quelle persone che credono in qualcosa o in qualcuno, a tal punto da rendere il proprio sentimento essenziale come l ‘aria che respiriamo, che ci permette di stare in vita. Ho scritto questa canzone in un momento difficile del mio percorso artistico, in cui tutto sembrava prendere una direzione buia e poco piacevole.

Hai pubblicato 4 singoli, con passaggi in radio anche nazionali, ma cosa c’è che non funziona?

Che non avendo le conoscenze giuste non vorrei dovermi rassegnare ad andarmene. La musica è la mia primaria fonte di espressione e come me ci sono tanti ragazzi che vogliono essere ascoltati. Ho visto il music business anche da dentro e mi rendo conto per l’esperienza che ho fatto, che talvolta è anche dispendioso per chi deve accorgersi di nuovi talenti, ascoltare e prestare attenzione. C’è troppa dispersione e l’improvvisazione nel canto non paga. Se un pezzo forte di un’etichetta deve perdere tempo a sentire cose imbarazzanti non arriverà mai a sentire chi come me ha studiato e si è impegnato nella scrittura.

Dove stavi gravitando quando hai scritto il tuo ultimo brano?

La mia famiglia si sta per trasferire in Germania per problemi di lavoro e lì mi sono accorto che c’è un movimento di artisti italiani che hanno un buon mercato solo in quel posto, persone di cui ignoriamo l’esistenza qui. Ma poi dopo essermi fatto tante domande, anche sulle mie capacità, ho capito che c’era la luce in fondo al tunnel. Volevo resistere nel mio paese e farmi ascoltare qui. Penso di averne il diritto.

Questa presa di posizione ci colpisce molto, non sono molti i tuoi colleghi che hanno una visione così chiara di questo mestiere.

Mi sono rimboccato le maniche e son passato dal teen pop sintetizzato dell’esperienza passata a chiamare Mauro Matteucci e Stefano Pallotti, musicisti romani, che mi hanno aiutato a incidere con strumenti veri e tanta produzione professionale. Faccio tutto da solo e da questo momento in poi vorrei far arrivare il mio messaggio a tutti quelli che sono interessati. Ascoltatemi, ho in programma anche una canzone natalizia e un nuovo brano che sparerà a zero sulla condizione degli artisti in Italia.

Come vivi il tuo lavoro?

Come la realizzazione di un grande sogno e con molta dignità. Anche il fatto di rilasciare questa intervista per voi mi gratifica. È quello che voglio fare, comunicare con la mia musica.

CHRISTIAN D’ANTONIO

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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)