Intervista di Christian D’Antonio
Fa sul serio Noemi, la cantautrice romana che quest’anno si è riproposta al Festival di Sanremo con Bagnati dal sole (Un Uomo è un albero, più ostica, ha avuto la peggio). Fa sul serio perché il suo disco Made in London è la chiusura di un ciclo, anche personale, di grande passione (musicale) che l’ha portata a trasferirsi a Londra per un lungo periodo. Per poi partorire un disco che è una svolta, al di là dei commenti da provinciali che si è dovuta sentir dire al Festival (la collana della prima sera, come se fosse l’evento della settimana).
Ma si sa, il carrozzone della kermesse ligure comporta anche questo.
Noi l’abbiamo incontrata alla vigilia del lancio dell’album e abbiamo cercato di capire di più sul suo stato d’animo attuale e sulle sue preferenze musicali.
Hai chiamato Steve Brown, appena nominato per i Brit Award come miglior album di quest’anno di Laura Mvula. Come mai?
Volevo fare un disco internazionale senza perdere la mia identità, un esperimento che fosse unico senza copiare nessuno, anche perché io amo il mio paese e voglio dare il massimo. Ho adorato il disco della Mvula e mi sono divertita a suonare con Steve Brown, a esplorare, mi ha portato la batteria di Amy Winehouse, mi ha fatto scrivere sul divano dove si era seduta lei.
E gli Electric?
Volevo lanciare una sfida ai miei colleghi: cerchiamo di esportare la nostra musica, il nostro saper fare. Io ho aperto una piccola breccia e mi sembrava che gli Electric di cui sentirete parlare molto presto, fossero il suo giovane per eccellenza della produzione oggi.
Il disco è molto elettronico, con Acciaio che sembra essere il pezzo di punta.
Sono molto stupita che piaccia quel pezzo perché è così diverso da quello che faccio. Il valore è sempre arrivare alle persone e non chiudersi troppo. Sono anche contenta di come ho affrontato i testi in questo disco, meno cose d’amore banali e più coraggio. Le canzoni sono me, ho deciso tutto io, grazie al produttore Charlie Rapino ho potuto avere i musicisti che preferivo. Ma sono uscita dall’ultimo disco RossoNoemi che mi aveva dato molte soddisfazioni ma mi lasciava con una domanda: sono io al 100%?
Sembra però ci sia più attenzione alla musicalità che ai testi, sbaglio?
No è che quando sono approdata a Londra mi sono resa conto che quello che rende la musica inglese unica è il ritmo e la modernità che prendono sopravvento sul testo che è al servizio della musica. Quindi ho deciso di voler fare un disco con testi presenti ma non pesanti e arrangiamenti della madonna.
Canti anche il tuo primo pezzo in inglese inciso, Passenger.
Sì l’ha scritta Jamie Hartman e all’inizio ovviamente avevo paura. Ho anche cercato di tradurlo ma il messaggio del testo richiedeva rispetto e l’adattamento non veniva bene. Quindi mi sono lanciata.
Hai avuto anche il produttore dei Placebo con te..
E si sente direi! È una cosa un po’ diversa, ho fatto entrare Londra nella mia musica. Ci sono delle possibilità di esportare questo disco, ma non dico ancora niente.
Cosa ti piaceva della musica inglese prima di entrarci così a capofitto?
Anzitutto devo dire che io non sono andata a fare un disco a Londra, ma mi ci sono prima trasferita, ho fatto la turista anche se c’ero stata tante volte, e quando ho cominciato ad assaporare la città ho iniziato a lavorare, andando nei locali, andando a sentire quello che si fa. Sono stata anche nel pub di Madonna, il Roof Garden, dove ho cantato per un pubblico internazionale. A me piace molto Kate Bush e credo si senta nel pezzo Un Fiore in una Scatola. Ho scritto di getto la prima strofa e poi Running Up That Hill si è inserita in quel ritornello. È una sequenza di batteria che viene molto usata nella musica pop, mi piace il riferimento.
Il disco si chiude con una canzone dal tono triste, perché?
Si chiama Alba e l’ho scritta da sola quando ero un po’ triste nella mia stanzetta. Mi faceva un po’ paura questo cambio di direzione e tutte queste novità. Quindi ho deciso di metterla per finire il disco, anche perché narra di potenzialità, della vigilia di qualcosa di grande. Chissà dove mi porterà questo nuovo percorso, me lo chiedo ancora.
Inizierai anche The Voice in Italia a marzo, dove trovi il tempo per far tutto?
Sono contentissima e spero che l’industria discografica italiana si accorga del programma e del lavoro che facciamo. Io non sono una di quelle che infierisce in tv e per questo mi vedete molto accondiscendente con i ragazzi ma poi se ho da fare critiche gliele faccio dietro il palco. Voglio che sia un’opportunità per dare voce ai ragazzi. Troverò il tempo, il tour è studiato apposta per mescolarsi con gli impegni, anche perché è dal 2011 che sono stata ferma. Sono entusiasta.
Farai concerti nei teatri, sono i posti giusti per questa nuova veste sonora?
Mi piace “spettinare” i posti pettinati. Farà anche una grande sfida: portare suoni dal vivo che sono elettronici ma non voglio usare troppe sequenze che ammazzano il suono.
Molti si chiedono quale dei due brani a Sanremo preferivi?
Non posso dirlo perché Un Uomo è un Albero ha dei cori lenti, un ritornello che punta sulla vocalità anche se è di difficile presa. L’ho presentato perché l’ho scritto anche con l’orchestra in mente, è la rivincita delle trombe, ha questi fiati alla Beatles molto evidenti. Bagnati dal Sole è il pezzo con cui la commissione ha deciso la mia partecipazione al festival e mi ha stupito perché è molto diverso, ha melodia ma è molto elettronico e ha anche dei cori con atmosfera. Io volevo dare il massimo anche se affronto cose come questa da outsider. Per me questo è il disco dell’apertura, un atteggiamento che ci aiuta a fare le cose più moderne.
Hai collaborato anche con Daniele Magro, tuo collega a X Factor, come lo hai approcciato?
Per me è il meno palloso e più diretto di tutti i giovani cantautori ed è anche molto bravo. Ha scritto per me Tutto L’Oro del Mondo che io ho arrangiato con doppie voci.
Ti senti in bilico tra la scrittura italiana e la musica europea? Come si conciliano i due mondi?
Beh, c’è Elizabeth Foster, l’autrice di Lana Del Rey che mi incoraggia e crede in me. Ma resto ferma alle mie ispiratrici italiane, Dietro la Collina di Mia Martini non si potrà mai cancellare dal mio bagaglio. E ho chiamato anche Diego Mancino e Luca Chiaravalli per collaborare alla scrittura. È un giusto mix. Abbiamo come italiani meno possibilità degli altri all’estero ma potenzialità immense. Ci manca sentirci partecipi e legati al paese. Questo lo sento, sento che a Londra, ad esempio, ti senti parte di qualcosa quando il sindaco ti manda una lettera a casa per ricordarti che ci sono le elezioni europee. Mi piacerebbe che si iniziasse a parlare per costruire, non possiamo demandare.
Hai superato le ansie per questa svolta?
Mi vengono in mente sempre le parole di Nick Cave: quando canto senza comfort significa che avrà successo. Le stesse cose annoiano e in questo ascoltare Smooth Radio, una stazione che fa hit anni 70 e 80 in Inghilterra mi ha dato una spinta. Ascoltavo questo grosso bagaglio e pensavo: facciamolo anche noi, gli inglesi non hanno mai avuto paura di sbagliare. La musica deve riflettere il gusto senza preconcetti. Penso a Lorde: da noi nessuno l’avrebbe mai considerata e oggi è una stella planetaria.
TOUR
Dopo l’annuncio nelle scorse settimane dei concerti del 17 aprile al Teatro Arcimboldi di Milano e del 23 maggio all’Auditorium Conciliazione di Roma, nuove date si aggiungono al “MADE IN LONDON TOUR” di Noemi.
I biglietti sono in vendita sul circuito Ticketone
17 APRILE – MILANO, TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI
29 APRILE – FIRENZE, OBIHALL
5 MAGGIO – BRESCIA, PALABRESCIA
8 MAGGIO – TRENTO, AUDITORIUM SANTA CECILIA
9 MAGGIO – MANTOVA, GRAN TEATRO
10 MAGGIO – PARMA, TEATRO REGIO
12 MAGGIO – VERONA, TEATRO FILARMONICO
17 MAGGIO – NAPOLI, TEATRO AUGUSTEO
23 MAGGIO – ROMA, AUDITORIUM CONCILIAZIONE
26 MAGGIO – TORINO, TEATRO COLOSSEO
Radio Italia è la radio ufficiale del “MADE IN LONDON TOUR”.
CHRISTIAN D’ANTONIO