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JOVANOTTI, UNA VALANGA DI CANZONI PER L’ALBUM DEI DUE MONDI

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DiChristian D'antonio

Feb 24, 2015
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Foto: Christian D’Antonio

È davvero l’album dei due mondi quello che Lorenzo Jovanotti pubblica questa settimana in Italia, Lorenzo 2015 CC. con 30 tracce in due cd e un cofanetto in vinile.

Gliene si deve dare atto: anche nella fase-santone Lorenzo Cherubini ha sempre e solo parlato e suonato quello che sapeva. Per questo oggi sembra appropriato chiamare il nuovo lavoro (che arriva dopo gli stadi e la raccolta di due anni fa) un album dei due mondi.perchè c’è dentro l’Africa, il medio oriente, quello che comunemente definiamo l’etnico, e tutta la contemporaneità dell’America, della tecnologia e dell’avanguardia. “Non è proprio così sempre – dice l’artista presentando insolitamente il proprio disco con delle slide che fanno effetto-Renzi immediato – perché quando ho lasciato Milano per andare negli studi newyorkesi fondati da Jimi Hendrix negli anni 60 mi sono reso conto che il vintage lì è custodito bene, anche con le sbavature. Non è che tutto funzioni sempre al meglio”. Quindi poi per le rifiniture lui e i suoi fedeli musicisti (Saturnino al basso, Riccardo Onori alla chitarra, Christian Rigano alle tastiere e compagnia) si sono trasferiti a Los Angeles negli studi del produttore Michele Canova.

L’impressione è che questo sia uno dei dischi più sofferti di Jovanotti, perché arriva da un periodo di grazia presso pubblico e critica che difficilmente dura così tanto. “La differenza è che stavolta ci ho messo nessuna orchestrazione, per la prima volta in 4 dischi non c’è un violino. Ma c’è più chitarra, dance, suoni dal mondo e la cosa che ormai mi porto dietro perché mi ci sono trovato a crescerci dentro, il cantautorato, ma senza quella connotazione politica di una volta…cantautore nel 2015 vuol dire uno che canta quello che scrive”.

Ha fatto anche il salto nel mondo dei crooner (“non mi sarei mai sognato di mettermi un vestito elegante e sussurrare uno dei miei pezzi”) e uno nella ricerca (Gil Oliveira alle percussioni, Tamer Pinarbasi al quaun). “per me l’imperativo resta far ballare l’ascoltatore, infatti prima o poi farò un disco con lo pseudonimo Fallih Ballah, che è una sorta di divinità araba che è sempre presente nello studio quando compongo”.

Con le slide che scorrono in presentazione (presenti anche amici del presente e del passato, come Claudio Cecchetto, Syria) si avverte sempre la forma di agitazione che anima la volontà di evoluzione di Jovanotti. È lui ad illustrare i due anni di gestazione del lavoro, la volontà di rifare tutto e di tenere tutto al tempo stesso, perché “se una canzone funziona per me non è giusto che sia ferma nel cassetto, la devo far sentire. E se ho chiesto consigli nei momenti di down a Francesca o Cecchetto mi sono accorto che era il momento giusto per farlo, per capire che stavo camminando sui tacchi e non ero abituato”.

Del disco è davvero impossibile farsi un’idea ora, sarà uno di quelli che ci accompagneranno col tempo, con i suoi mille rivoli e risvolti in 30 pezzi. Molto più suonato che nella produzione passata di Lorenzo, questo si può dire. E molto più denso di influenze world music che pure hanno fatto capolino in passato ma qui sembrano emergere dai vari tappeti elettronici. “Quando abbiamo messo fuori Sabato sapevamo che era strana e che non era la classica canzone, ma le radio ci hanno sostenuto ed è andato bene. Ora è il momento più bello per me perché finalmente ho un intero album sul mercato da far conoscere e suonare, anche se nel tour negli stadi farò al massimo 5, 6 pezzi nuovi. Lo stadio è una festa e si fanno concerti lì per suonare canzoni conosciute”.

Christian D’Antonio
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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)