JAY BRANNAN, UN AMERICANO PER CASO
di Christian D’Antonio
È l’antitesi del texano come ce lo immaginiamo noi in Europa: col cappello da western, dollari in mano, retrogrado e cristallizzato nel terribile triangolo south-petrol-gun. E invece Jay Brannan è un efebico trentenne con chitarra che se ne va a spasso per tutto il mondo facendo amicizia con talenti locali per “fare squadra”. Considerato da anni uno dei cantautori più interessanti dell’America obamizzata, Brannan è conosciuto tanto per le sue composizioni intimiste quanto per la sua partecipazione al turbolento Shortbus, un film crudo e nudo presentato a Cannes nel 2006. Dal vivo alla Salumeria della Musica a Milano (brava la Barley Arts che l’ha ingaggiato) abbiamo visto uno show divertente e appassionato, per buona parte suonato in acustico. L’ultimo singolo Beautifully è un buon manifesto di quello che è Brannan. La cover spiritosa del jingle tv “A Natale Puoi” è un’altra faccia (irriverente) della stessa complessa medaglia. Poi arriva Housewife, un piccolo fiore all’occhiello della sua piccola discografia, e Brannan trascina tutti: in pochi minuti fonde la frustrazione delle mogli addomesticate sperdute sulle highways statunitensi con le aspirazioni delle coppie di fatto delle limitanti capitali europee. Straordinaria sintesi di leggerezza e tormento. Quando sale sul palco l’amico Marco Guazzone (con Stefano degli Stag alla tromba) un altro highlight. In definitiva, se vi capita, non perdetevelo.
Christian D’Antonio