Sono più di sei milioni di fan a seguirlo su internet e le sue composizioni sbarcano abitualmente da due anni ai piani alti delle classifiche Usa e Uk. Jason Derulo è il nuovo divo dell’R n’b anche se è difficile etichettarlo con un solo genere. Oltre a scriversi i suoi successi (ora va forte It Girl ma è conosciuto da noi anche per Ridin’ Solo dell’anno scorso) Jason balla, produce, studia musica e ha fatto esperienze in teatro e opera nel passato. Tra tanti talenti gliene manca solo uno: aver vinto un talent americano (“anche se ero vicino alle selezioni di American Idol tempo fa ma poi alla fine non mi sono presentato”). “Nel nuovo disco Future History ho scritto il libro della mia vita in musica” ci ha spiegato di passaggio a Milano “perché ci ho messo molto di più del mio esordio di due anni fa. Ho 21 anni e ho vissuto molto intensamente gli ultimi mesi, voglio che tutto quello che ho sentito venga trasmesso nelle mie canzoni”.

E Derulo a comunicare ci riesce proprio bene, perché ai ragazzi che vivono i frettolosi tempi moderni piace molto il suo compendio di musica popolare. Prendete un pezzo come Don’t Wanna Go Home. Dentro c’è un campionamento di una traccia dance anni 90 come Show Me Love e un sample di Harry Belafonte degli anni 50. “Alt” dice lui “In realtà quello è un ritornello preso in prestito da una filastrocca giamaicana del 1800 quindi è ancora più storico”. Ma un divo da classifica che fa queste osservazioni? Dobbiamo rivedere il comune giudizio che vuole la generazione iPad ignara di chi li ha preceduti? “Mi lusinga quando la gente si stupisce della mia conoscenza musicale. È che sono cose con cui son cresciuto, da Ella Fitzgerald a Elvis a Michael Jackson”. Tutti miti del passato. Ma uno recente, o del futuro ce lo dice? “Certo, Justin Timberlake ha un talento incredibile. Ma non mi chiedete duetti. Io farei volentieri il produttore. Ecco, se mi dovesse chiamare Madonna non esiterei a mettermi in cabina di regia.
CHRISTIAN D’ANTONIO