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Jason Derulo, incontro con l’uomo-tormentone del 2015

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DiChristian D'antonio

Giu 4, 2015

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Everything Is 4 è il suo nuovo album ma è soprattutto con Want to Want me che Jason Derulo è tornato quest’anno nelle playlist di tutto il mondo. Il pezzo si candida a essere uno dei tormentoni di questa estate (Jason Derulo – “Want To Want Me” (Official Video)) e noi l’abbiamo intervistato di passaggio in Italia, un Paese dove Jason è stato sempre accolto bene.

Che significa “Tutto è 4”?

Vuol dire che è tutto per la musica, per i miei fans, per la mia famiglia, ma anche simboleggia una prova per me stesso che ce la posso fare. Il 4 è un numero che ci segue, le basi di qualsiasi cosa si reggono sul 4, le stagioni che si alternano. Mi piaceva ispirarmi a una fondazione solida.

Che tipo di stili hai esplorato questa volta?

C’è del country ma anche hip hop, c’è alternative ma anche vintage di prestigio, con Stevie Wonder che ha accettato di fare un cameo con la sua armonica in un pezzo. È stato surreale avere un pezzo di storia nel mio studio.

Cosa è importante per te oggi, visto che sei al quarto disco e sei ancora in testa alle preferenze dei giovani?

Devo rimanere fresco e inventarmi sempre delle sorprese per il mio pubblico. Ho delle leggende nel mio disco che sicuramente mi aiuta ad avere dei pezzi forti, perché alla fine è la composizione che paga. Ho avuto l’onore di duettare con Jennifer Lopez che è una delle donne più influenti della nostra storia, non è solo una cantante.

E con Meghan Trainor come è andata?

Painkiller è un pezzo che necessitava di una voce femminile come la sua, mi sono addentrato in un testo che racconta la delusione della fine di un amore e la ripartenza. Ci sono delle idee che mi vengono e mi trascinano in posti speciali, mi sono fatto guidare con naturalezza in questo nuovo universo musicale.

Cosa avresti fatto se non fosse andata bene con la musica?

Sono cresciuto a Miami che è un posto pieno di stimoli diversi, sono cresciuto ascoltando il jazz e il soul. Le etnie che si incontrano è la vera magia di quel posto. Mi piaceva la musica camaleontica e spero di riuscire a farla per molto tempo. È il mio primo amore, ho avuto una parentesi a Broadway con i musical, che sono stati parte della mia formazione, ma che poi ho capito non mi interessavano come la musica.

Sei stato anche giudice in uno show americano di ballo “So You Think You Can Dance” . Come hai affrontato l’esperienza?

Mi sono sentito molto responsabile, ero in quella stessa posizione dei ragazzi quando facevo io le audizioni. So cosa significano le porte in faccia per questo non ho mai detto vattene, il tuo sogno finisce qui. Ho sempre provato a spiegare il perché di un rifiuto. Ma la priorità è saper far del bene e trasmetterlo. Poi ho avuto la fortuna di lavorare con la più famosa coreografa d’America, Paula Abdul, che mi raccontava gli aneddoti di Michael Jackson a pranzo.

È una tua ispirazione?

Certo, credo si senta anche in questo disco. Da piccolo mi piaceva MJ totalmente, ma non mi arrivava Prince, anzi, non capivo perché tutti impazzissero anche per lui. Poi col tempo mi sono accorto che mi piaceva anche lui, è un genio.

Sei in un buon momento professionale adesso?

Credo di aver fatto un disco con una potenzialità forte, ogni pezzo potrebbe avere un singolo, non vedo l’ora di fare tutti i video. A volte in questi tempi ci perdiamo dietro a delle canzoni che non hanno molta forza, qui credo di aver messo qualcosa che parli a ognuno di noi. I miei fans non resteranno delusi, ho messo anche delle instant grab songs online per vedere quale piace di più per farla diventare il prossimo singolo.

Christian D’Antonio
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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)