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Intervista a Gianluca Grignani – Sono dalla parte della gente di strada

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DiChristian D'antonio

Ott 20, 2014

Intervista di Christian D’Antonio a Gianluca Grignani  

Grignanil

Lo dice chiaramente nella sua nuova canzone A Volte Esagero che dà il titolo anche al suo fortunato album che è uscito a fine estate trainato da Non Voglio Essere Un Fenomeno .

Se c’è un motivo per cui Gianluca Grignani piace a 20 anni dal suo debutto straordinario con La Mia Storia Tra Le Dita, è forse da ricercare nella sua disarmante onestà. Non ha nascosto nulla di sé o proiettato qualcosa di diverso da quello che è. E ce lo conferma nei piccoli segreti che non esita a condividere con noi in questa chiacchierata.

Cosa vuoi raccontare con questo nuovo disco?

Mi sento parte della moltitudine che vive normalmente, faccio parte della gente della strada, nel senso buono, di quella che vive le cose normali. È questo il perché del disco, le storie che scrivo vengono meglio quando riprendo questo contatto.

Come hai articolato il lavoro?

È suonato da vivo perché mi piacciono i suoni e le frequenze del live. È nato in due anni tra San Colombano e Ponte di Legno. Esco dalla gabbia dorata del business e inizio a scrivere quello che penso frequentando la strada. E mi sento a mio agio, è ancora la mia dimensione. Mi capita di confrontarmi con persone che fanno cose diverse da me, come il mio amico che si arrampica sui pali della luce per lavoro all’alba. Abbiamo molto in comune.

Hai fatto tutto in Italia?

No, perché ho investito un sacco di soldi miei per raggiungere questo suono rock e internazionale, sono stato a registrare a Londra, New York, Roma. L’unico modo che avevo per farlo era spendere molti soldi e fare uno sforzo, non solo creativo. Perché mi sono occupato di tutto, anche prenotare gli studi, chiamare il giusto chitarrista. Mi sa che la prossima volta ci devo pensare con più anticipo!

Pensi già al prossimo disco?

Sono contento perché la mia casa discografica, Sony, mi ha rinnovato il contratto per due anni prima ancora di sentire questo album. Sapevano che lavoravo in libertà ed è bello aver riconosciuta la fiducia. Poi sanno come lavoro ed è un bene. Io ho iniziato a scrivere A Volte Esagero pensando alla libertà ma non riuscivo a slegarmi da tante cose, mi sono accorto che non stava succedendo. E quindi c’è voluto tempo e fatica.

Di questi tempi non ci sono molti artisti che investono in questo modo in un nuovo disco, visto che le vendite…

Ma aspetta, io voglio che vada bene perché altrimenti è un disastro! Ma allo stesso tempo sono per le scelte estreme, i rischi. Anche se devo dire che fare un lavoro così “Pensato” è creativo e crea anche un indotto. Quindi presuppone che ci sia lavoro di altri e anche un compenso dietro. Quindi io dico ai miei fan che la musica va pagata. La gente deve capire che la musica va considerata anche dall’aspetto economico.

L’album parla di te o della realtà che ti circonda?

Non ho mai fatto un pezzo migliore su di me se non usando le altre persone. Parlo degli altri ma anche di me, della classe media che soffre, della società sfruttata. Mentre scrivevo pensavo spesso a Working Class Hero ed è stata quella la mia ispirazione.

Poi ci sono i fenomeni di cui parli nel primo singolo. Che cosa ne pensi? Sei contro, a favore, li vedi con tenerezza?

Tutti siamo stati un fenomeno nella nostra vita. In questo momento in particolare però, nella musica e nella politica, tutto sembra esagerato appena appare. Infatti conta molto apparire. Tutto è di moda e quindi sono molto scettico, in prima persona non voglio essere un fenomeno. So di avere un posto privilegiato ma sto dalla parte della gente.

Chi è un fenomeno per te?

Quelli duraturi? Beh, Michael Jackson lo è stato e anche per motivi che esulano dall’arte. Francesco Renga è un mio amico ed è un fenomeno vocalmente parlando. Di altri fenomeni che ci propinano non mi spiego niente, invece.

Ci parli del pezzo che si chiama Madre?

È stata scritta in parte 20 anni fa ma non me l’hanno fatta mai pubblicare perché dicevano che era una canzone troppo matura per me. Non ho avuto molto coraggio e non è mai uscita perché vivevo anche un conflitto dentro mentre oggi ho un bel rapporto con mia madre.

In un’altra canzone parli anche apertamente di droga…

Sì dico che la droga ti butta giù ed è molto netta come frase. Credo che il clima stia cambiando, si possono dire oggi cose in Italia che prima erano taboo. Forse dipende anche dal fatto che abbiamo un papa molto più intelligente di tutto il resto della Chiesa. E queste sono cose che mi spronano a dire verità senza pensarci. Anche il mio rapporto con la discografia è migliorato, segno dei tempi.

Sei infastidito dall’attenzione dei media per i tuoi fatti privati?

È una cosa che non mi spiego, io fuggo dal gossip ma il gossip insegue me. Ho imparato a starne fuori perché non è nulla di concreto. Se vuoi sapere qualcosa di me te la dico: sono un padre migliore, ho lavorato per mettere a posto la mia relazione e sono soddisfatto. Ho quattro figli e bisogna cambiare a un certo punto. Il momento che credevo di non farcela è sicuramente superato.

Farai un tour?

Sì dal punto di vista scenografico ci sta pensando Marco Lodola, che è l’artista che ha fatto la copertina. Voglio fare due eventi memorabili nel 2015 e poi un tour, quindi voglio che tutto sia molto curato.

CHRISTIAN D’ANTONIO

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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)