Alla 29esima edizione di Cremona Musica International Exhibitions 300 espositori da 28 Paesi, strumenti musicali innovati e pregiati, grandi artisti (Shlomo Mintz)
Nonostante un’importante tradizionale musicale e tante scuole dedicate, in Italia si spende sempre meno per l’acquisto di strumenti musicali mentre i Paesi che sono già ai vertici mondiali, come Stati Uniti, Canada e Australia, spendono ancora di più. E’ lo scenario tratteggiato durante la 29esima edizione di Cremona Musica International Exhibitions (http://www.cremonamondomusica.it/la-manifestazione/) in programma fino al 2 ottobre a CremonaFiere e che richiama nella città di Stradivari 300 espositori da 28 Paesi.
Negli ultimi tre anni la spesa media pro-capite degli italiani per acquistare uno strumento musicale è scesa del 21% da 7,94 e 6,3 dollari. Gli americani investono più di 3 volte rispetto a noi (22 dollari pro-capite, + 14%) anche sulla spinta di un sistema scolastico che contempla una diffusa formazione musicale a partire dai livelli dell’obbligo. A ruota seguono i canadesi che di dollari ne spendono 21 (+9%) e, più indietro, gli australiani con 16,1 (+4%). Crescono, seppure più lentamente, gli acquisti di strumenti musicali anche in Giappone e Svizzera (+2% ciascuno) dove si spendono rispettivamente 17 e 16 dollari pro-capite. L’arretramento italiano si iscrive in un più ampio panorama europeo, dove gli austriaci investono il 18% in meno di 3 anni fa (15 dollari a testa), gli inglesi il 12% (9 euro pro-capite) e i tedeschi 7% in meno e 12 euro a testa*.
Ci sta raggiungendo in questa graduatoria la Corea del Sud, paese sempre più attento alla musica classica, con 5,8 dollari di spesa e una crescita nell’ultimo triennio del 4%. Tra i Paesi emergenti è in forte aumento la spesa pro-capite in Brasile (+37%) e India (+33%) anche se i valori assoluti restano bassi, rispettivamente 1,42 e 0,08 dollari.
“In questo scenario – afferma Antonio Piva, presidente di CremonaFiere – la nostra parola d’ordine è sempre più l’internazionalizzazione. E non a caso il Ministero dello Sviluppo Economico ci ha scelto come ambasciatori del made in Italy per gli strumenti musicali di alto artigianato. Le potenzialità del mercato nordamericano e di quello orientale sono incredibili e a quelle dobbiamo guardare. Le nostre eccellenze riconosciute a livello mondiale, come gli strumenti musicali di alto artigianato, hanno bisogno di spazi e interlocutori nuovi. Limitarsi al mercato nazionale – conclude Piva – sarebbe miope”.
In Italia il giro d’affari del mercato musicale è calato di quasi un terzo da tre anni a questa parte: -32% per toccare quota 330 milioni di dollari. Gli Stati Uniti pur con 6,9 miliardi di volumi, che rappresentano il 40,6% del mercato mondiale, registrano un ulteriore avanzamento del 6% e trascinano l’intero mercato mondiale attestato sui 17 miliardi di dollari totali. Analogamente il mercato giapponese con 2,2 mld/dollari di giro d’affari è cresciuto del 5%. Quello cinese avanza più rapidamente di tutti: + 39% superando 1,3 miliardi di dollari. Il Canada sale a 710 milioni di dollari facendo rilevare un incremento dell’8% sempre negli ultimi tre anni. In termini più contenuti dell’Italia, Austria e Regno Unito registrano un giro d’affari in discesa rispettivamente del 17% (125 mln/dollari) e 12% (550 mln/dollari). E’ in stagnazione il mercato tedesco, primo dei Paesi europei e quarto assoluto con una quota del 5,8% e 1 miliardo di dollari. L’Italia è ormai solo all’ottavo posto per giro d’affari con una percentuale del 2,3%.
Nei tre giorni dell’esibizione cremonese si potranno ammirare da un lato archi della prestigiosa tradizione liutaria cremonese e dall’altro i nuovi strumenti supertecnologici. C’è il violino-gioiello del maestro Stefano Trabucchi per i 25 anni di attività che nella nocetta dello strumento ha inciso l’iniziale del suo cognome con nove diamanti taglio brillante incastonati in oro bianco. Si possono ammirare anche violini, viole e violoncelli realizzati in fibra di carbonio – ribattezzati Stradivari 2.0 – e costruiti seguendo il processo di infusione sottovuoto, una tecnica derivata dall’aviazione e dall’industria aerospaziale. In fibra di carbonio e ghisa è anche il Bogányi Piano, il pianoforte più costoso al mondo (250 mila euro), soprannominato “bat piano” per le superfici nero lucide modellate in un gioco di curvature fluttuanti. Si tratta di uno strumento rivoluzionario, progettato dal pianista ungherese vincitore del Premio Kossuth Gergely Bogányi, con 90 tasti anzichè 88, una gamba centrale che funge da deflettore per indirizzare il suono verso gli ascoltatori e un telaio aperto che facilita il passaggio del suono. Tra gli strumenti particolari in mostra anche chitarre gipsy jazz che diedero avvio allo stile manouche, e alcune sculture musicali da suonare realizzate da Wandrè, liutaio amato da Bob Dylan, Mina, Francesco Guccini e Adriano Celentano, dalle forme particolari, sghembe, un connubio di arte e design.
Cremona Musica International Exhibitions ospita fino al 2 ottobre artisti di livello internazionale come il grande violinista Shlomo Mintz (che suonerà il mitico ‘Vesuvius’ di Stradivari custodito al Museo del Violino), il grande documentarista musicale Bruno Monsaingeon, la più celebre violinista italiana al mondo Francesca Dego, il genio del pianoforte Alexander Romanovsky, lo straordinario violoncellista Enrico Dindo e il popolare pianista Maurizio Baglini.
Nell’edizione 2016 Cremona Musica International Exhibitions comprende Cremona Mondomusica, il più importante salone internazionale dedicato alla liuteria di alta gamma Piano Experience, l’unica fiera in Europa su pianoforte e strumenti a tastiera Acoustic Guitar Village, il salone dedicato alla chitarra classica e acustica e Cremona Winds, una sezione espositiva dedicata agli strumenti a fiato.
* Fonte: Rapporto NAMM