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I versi di “AVRAI” di CLAUDIO BAGLIONI nella serie TV americana “STATION 19”, il fortunato spin-off di “GREY’S ANATOMY”

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Mar 16, 2021
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Foto: Alessandro Dobici

Due tra i più bei versi di “AVRAI” – il capolavoro di CLAUDIO BAGLIONI del 1982, dedicato alla nascita di suo figlio Giovanni – sottolineano due tra i momenti più toccanti di un episodio della serie TV statunitense “STATION 19”, il fortunato spin-off di “Grey’s Anatomy”.

Nell’episodio 6 della quarta stagione (in onda negli Stati Uniti sulla ABC), infatti, i fratelli Andrew e Carina DeLuca, in ricordo della loro infanzia, citano – in italiano, con sottotitoli in inglese – “Avrai sorrisi sul tuo viso, come ad agosto grilli e stelle”.

“IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” è il sedicesimo album realizzato in studio della cinquantennale carriera di Claudio Baglioni, uscito dopo sette anni da “ConVoi”, e ha superato 3.100.000 streaming e venduto oltre 50.000 copie (attraverso i canali tradizionali e le edicole).

Attualmente è in radio il nuovo singolo “MAL D’AMORE”, dopo “GLI ANNI PIÙ BELLI”, “IO NON SONO LÌ” e “UOMO DI VARIE ETÀ”, estratto da “IN QUESTA STORIA CHE È LA MIA” (Sony Music), l’album di inediti (14 brani) pubblicato il 4 dicembre.

«”Mal d’amore” è una canzone che avrei potuto scrivere in un’altra epoca, con la stessa moderna classicità di un’aria operistica e le sonorità sode di una rock ballad; ma non sarebbe mai venuta così. Tra incerta rassegnazione e dolente consapevolezza – commenta CLAUDIO BAGLIONI in merito a “Mal d’amore” – Se nessuno me lo chiede, lo so – scriveva Sant’Agostino, a proposito di cosa fosse il tempo – se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so”. Credo che lo stesso si possa dire dell’amore. Il tempo e l’amore sono i protagonisti di tutto l’album e di questa ballata in cui gli amanti s’interrogano sul significato di Mal d’amore. Senza poter rispondere né riuscire mai a guarirne. Lasciarsi cadere ammalati senza morirne definitivamente.

Il fatto è che l’amore ha un tempo tutto suo: vive in noi ancora prima di diventare “presente”, continua a vivere anche se non diventa mai “futuro” e, soprattutto, non smette di vivere nemmeno quando è “passato”. Un tempo che stravolge il nostro tempo e ci tiene lì a chiederci se l’amore sia più miele o sale, se un bene può far male e un male fare bene, se conviene e vale. Ma, soprattutto, se è irreale o c’è e se per tutti è uguale».

«In questa storia che è la mia” è un invito – dichiara CLAUDIO BAGLIONI – Una spinta a rileggere le nostre storie. Le vicende di ciascuno di noi, delle pagine di musica e parole, che abbiamo scritto e vissuto insieme, e di questo tempo che – sebbene non si leggano – porta anche le nostre firme».

14 brani, 1 apertura, 4 interludi piano e voce, 1 finale: un “concept” che disegna la parabola dell’amore, sia personale che universale, riflettendo sul modo nel quale questa forza straordinaria che tutti viviamo senza conoscerla mai veramente, travolga le nostre esistenze, rendendole esperienze uniche e sempre degne di essere vissute. Una vita in quattordici storie che le passano attraverso.

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