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I TWO FINGERZ ABBRACCIANO “LA TECNICA BUKOWSKI”

redazione

Diredazione

Giu 3, 2015

Two fingerz

Danti (Daniele Lazzarin) e Roofio (Riccardo Garifo) sono più che semplici rapper ormai presenti nel panorama italiano da un decennio. Lo dimostra il nuovo progetto discografico, “La Tecnica Bukowski” che arriva dopo il successo di “Two Fingerz V” (numero uno degli album nel 2014), un album diviso in due uscite. Nella fisica ci sono 13 brani inediti con sound diversificato e collaborazioni d’eccezione: J-Ax (“Uomo Nero”), Lorenzo Fragola (“Matriosca”), Madman (“B&W contro la crisi”), Shade (“Mentos & Cola”), Vacca (“Ho la Hit”), Dargen D’Amico & Valentina Tioli (“Neve”), e Ilaria (“Crash test”).

La seconda parte, in dowload ufficiale, è “Danksy”, un omaggio che Danti ha voluto fare all’influente street artist che non svela la sua identità da anni. Al suo interno, oltre al brano “Banksy” – prodotto da Roofio – che richiama la vita del writer, e “Uno come Danti”, dove l’autore dice di non volere essere un fenomeno, perché “di fenomeni in giro ce ne sono già tanti”, preferisce invece essere “come tutti gli altri, uno come Danti”. La Tecnica Bukowski” è stato anticipato dal travolgente singolo “Bukowski” (http://vevo.ly/7A0zbk), diretto da The Astronauts. Abbiamo incontrato il duo per farci raccontare la genesi del disco.

Nei due titoli del vostro progetto ci sono omaggi ad artisti conosciuti ma controversi, perché?

Charles Bukowski si distingueva per essere sempre in controtendenza e diceva di far poesia per portarsi a letto le donne e basta. Banksy non facendosi vedere ha messo al centro della sua arte la sua produzione e ci è riuscito. Non è una bufala, è una provocazione e questo ci affascina.

Questo significa che siete pronti per il vostro salto nella canzone politica?

Beh se poi devi avere a che fare con quello che risponde Gasparri è meglio che le bagarre politiche restino fuori dalla musica. Se c’è un’intenzione sana noi sosteniamo chi si impegna politicamente, ma poi ci ripensiamo e a volte non vale la pena, la musica deve descrivere la condizione in cui viviamo. Gli altri fanno un mestiere diverso.

Come avete scelto le vostre collaborazioni stavolta?

Le effusioni su Twitter sono l’inizio solitamente, poi preferiamo avere i colleghi in studio e vedere cosa succede. Niente può sostituire l’interazione umana, anche se a volte ci è capitato di lavorare a distanza. Sai quante volte invitiamo artisti, ascoltiamo le cose e poi si risolve tutto in una serata con due birrette?

Avete chiamato anche Lorenzo Fragola, l’idolo del momento. Vi piacciono i talent?

Abbiamo avuto la fortuna di ascoltare il suo inedito The Reason Why prima che partecipasse a X Factor l’anno scorso e ci siamo subito accorti del suo talento. Avevamo conoscenze in comune e ci siamo ripromessi di lavorare con lui. Ha meritato quello che ha avuto e non abbiamo pregiudizi per i talent show. Senza questi spettacoli non avremo avuto Marco Mengoni o Noemi che sono talenti eccezionali.

Siete molto attivi sui social network ma siete anche critici nei confronti del loro utilizzo. Cosa ne pensate?

Sono come i coltelli, possono far male ma servono anche a tagliare il sushi. Dipende da come li utilizzi, grazie al web ci siamo fatti conoscere ed è anche un bel mezzo per riunire tutti. Ma non possiamo assolutamente accontentare tutti quelli che digitano i loro pensieri su Internet, quello è un altro lavoro. Quello che ci spaventa è la rincorsa ai “like”. Fra non molto il regalo più ambito per alcune ragazze sarà la promessa di “like”, ne siamo certi.

Avete chiamato anche Dargen D’amico e Shade, come vi rapportate a personaggi così diversi?

Dargen sono anni che deve scrivere una canzone per noi e quando poi arriva il momento se ne va sempre in vacanza. Noi aspettiamo ancora, ma sarà sicuramente interessante. Shade è uno di quelli che lascia il tempo di riflettere, ha i tempi comici ed è una bomba con le parole.

Come descrivereste questo nuovo capitolo della vostra carriera?

È un ritorno a delle sonorità che abbiamo già toccato nei primi lavori ma con un tocco contemporaneo. Ci piace il mix di strada e poesia, di sporco e temi forti, come la legalizzazione delle droghe o le ossessioni dei giovani. Ci abbiamo messo dentro cronaca di quello che osserviamo, dei punti di vista, degli spunti di riflessione. Ma non vogliamo insegnare nulla a nessuno.

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