La data del post del video Take Me To Church (Hozier – Take Me To Church) ce lo indica senza confusione. Il successo di Hozier è una bomba mediatica che stava per scoppiare da quasi due anni e solo il passaparola dei social network ha accelerato i tempi negli ultimi mesi. Il giovane cantante irlandese è in lizza per un Grammy e un Brit Awards per miglior canzone dell’anno, dopo un’esplosione “virale” che ha contagiato anche i canali ufficiali. Tanto che ora si ritrova in un ufficio della casa discografica italiana a parlare con i giornalisti del lancio del suo omonimo album: “Mi dicevano che la carriera di uno che fa gospel mischiato al folk e soul sarebbe esplosa lentamente – ci racconta – invece mai mi sarei sognato di stare qui a parlare di una canzone nata in un attico di Dublino”.
Quello che stupisce di Hozier è che la battaglia per i diritti civili che traspare dal commovente video del suo hit non è l’asse portante della sua missione. Ci tiene a dire che è importante “creare delle reazioni profonde”, ma in definitiva lui vorrebbe essere solo un compositore blues. “A me piace fare musica come quella che ho sempre ascoltato, Nina Simone, Tom Waits. Mi sono appassionato al Delta Blues, o al Blues di Chicago da piccolo. Mi sono rivisto filmati del festival di Newport degli anni 50. Finché riuscirò a fare quello che voglio sarò contento. Ecco perché ho lasciato gli studi musicali a Dublino 4 anni fa. C’era poco a che fare con la composizione, l’esecuzione pratica, era tutta teoria che doveva essere trasportata nella pratica”.
Sembra sentir parlare un qualsiasi studente italiano. E in effetti Hozier, numero uno globale in questo momento, l’età dello studente ce l’ha: 24 anni portati con la consapevolezza di chi sa di essere già un modello a cui guardare, per quello che dice e per l’intensità delle canzoni che propone nel suo disco. “C’è sempre stata una parte del diavolo nella musica blues – sottolinea – e questa cosa resta nelle mie composizioni. Come scoprirete nel prossimo singolo From Eden. Quindi troverete la denuncia di quello che secondo me non va, ma anche il male, raccontato magari con il dark humour che abbiamo noi irlandesi”.
Già l’Irlanda, terra ad alto tasso di cattolicesimo. E’ irriverente la sua scelta di inserire la parola “Chiesa” in un titolo? “Essenzialmente è un parallelismo con una persona amata, l’ardore e dipendenza che si crea. Non voglio spiegare, ma quando canto ‘Ti dirò i miei peccati e tu affilerai i tuoi coltelli’ si capisce che è valido per entrambi i sensi”.
Christian D’Antonio