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HEINEKEN JAMMIN’ FESTIVAL, LA CARICA DEGLI 80MILA

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DiChristian D'antonio

Giu 4, 2012

È il sindaco di Milano Giuliano Pisapia a essere, a sorpresa, il più entusiasta del trasloco dell’Heineken Jammin’ Festival da Venezia a Milano. “una grande occasione per la città – ha detto presentando l’evento – che ci fa capire come la grande tradizione musicale italiana può portare aggregazione e speranza per tutti i giovani e meno giovani che arriveranno in città per l’evento”. E di un evento si tratta visto che la 3 giorni di musica e cultura prevista allo spiazzo arena rock della fiera di Rho dal 5 al 7 luglio prossimo attirerà secondo gli organizzatori tra le 70 e 80mila persone. “Abbiamo cercato di contenere il prezzo del biglietto (55 euro a serata, 150 per 3 giorni) – dice Roberto De Luca di Live Nation che organizza il festival – e ci aspettiamo una grande risposta dalla città che è capitale della musica oggi come ieri”. È vero che a Milano, come ha ricordato il sindaco da vero esperto, è nata la Siae, è sorta la prima casa discografica italiana (la Ricordi), c’è la Scala. Insomma un tritacarne di note che prima o poi attira turisti da ogni parte del mondo. Ma è anche vero che quelli erano altri tempi: oggi la discografia è in agonia e il troppo affollato cartellone nell’unica regione (la Lombardia) che tira ancora può danneggiare. De Luca insiste col dire che il mancato cartellone all’Arena Civica (il vero festival del Comune di Milano) non influisce più di tanto: “Noi siamo una cosa diversa, siamo vicini ai festival europei, non siamo una rassegna di settimane, è tutto concentrato in 3 giorni e proponiamo un’esperienza condivisa di tante cose, la cultura, il dialogo, la customizzazione del look”. È vero anche questo: per rendere il festival più godibile al pubblico italiano (ma i biglietti vengono venduti in tutto il mondo) c’è un finto prato che cercherà di attenuare il caldo e aree di relax con spruzzi e zona lounge. Atmosfere lontane dal fango che gli inglesi si buttano addosso a Glastonbury ma senz’altro opzioni gradite.

E poi il cast: la prima sera ci saranno i Red Hot Chili Peppers, che anche senza Frusciante continuano a martellare, preceduti dalla band di Noel Gallagher, metà degli Oasis che però ha fatto il botto in Italia. Il secondo giorno è la volta dei Prodigy, un mito della dance. Il terzo si riparte dalla new wave di Cure e New Order. Se si dovesse giudicare il panorama internazionale del momento da questi nome, sembrerebbe che fossimo fermi agli anni 90. Ma per fortuna si tratta di tutti artisti che non capita spesso di vedere sullo stesso palco e che sono soprattutto delle garanzie di grande musica e spettacolo. Live Nation ripensa ai trionfi del passato: “Grazie a noi artisti come Robbie Williams, Ben Harper e Subsonica hanno fatto ils alto di qualità nelle scorse edizioni. Non erano all’apice e noi li abbiamo lanciati definitivamente”. Chi farà davvero l’exploit quest’anno? Forse Il Cile, un act tutto italiano su cui puntano in molti. Per il momento una certezza: anche il festival più grande d’Italia sponsorizzato da una birra ha la sua buona dose di social responsability. Al quartier generale di Heineken sono molto onesti, propongono un consumo moderato di alcohol e non svendono la bottiglietta (per l’occasione con decoro limited edition) che potrebbe indurre in tentazione. Un’attenzione che non può non essere accolta favorevolmente.

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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)