Un Inno alla vita e alla rinascita aleggia in tutto il nuovo album di Gianna Nannini, il 18esimo della sua carriera che arriva nei negozi il 15 gennaio, a due anni di distanza da Io e Te, il disco della sua controversa maternità.
«Ho ritrovato un libro di Elsa Morante – dice la cantante, a Milano per presentare il disco – e mi è sembrata una buona partenza per l’ispirazione lirica dei pezzi. Ci sono dei ricordi per persone che non sono più con me, e delle parole di speranza per il futuro, per mia figlia, per l’Italia che deve risorgere con nuove teste che spero siano meglio di quelle che l’hanno guidata finora». La forza del disco sono decisamente i testi che la Nannini tiene a precisare «non c’entrano niente con l’opera della Morante, lei mi ha solo illuminato sono testi che partono dalla perdita come addio di celebrazione e si lasciano conquistare dalla bellezza della vita. Ecco è questo quello che ricordo di più dalla lettura della Morante: questa la vita e non en puoi uscire quindi tanto vale viverla».
La rocker, che alla presentazione ammette di aver un guanto di pelle alla mano “come residuo punk”, è, se si escludono un paio di episodi musicali nel disco, davvero lontana dagli esordi infuocati da Festivalbar. «Ancora oggi, come mi diceva Mara Maionchi agli inizi, devo contare fino a tre prima di rispondere alle domande, ma sono cambiata. Mi porto dietro ancora la tradizione popolare toscana, un gusto per un rock sanguigno e contaminato, ma fin quando avrò questa voce e voglia di comunicare andrò avanti così».
Una novità potrebbe essere al di fuori di questo disco: Bellissmo, la canzone che ha scritto per Marco Mengoni, che sarà in gara al prossimo San Remo. «Io lì non ci sono mai andata perché sono sempre stata rock. E ci sono stata con altri mezzi. Questa volta per Mengoni ho scritto un pezzo perché mi piaceva l’idea di formare un team come negli anni 60 che potesse aiutare altri artisti a sviluppare una propria identità. Non sono una fan dei talent show perché propongono troppe cover e si assomigliano tutti. Invece con questa idea vorrei porre l’attenzione sulle nuove cose inedite che gli autori e interpreti italiani possono proporre al pubblico».
COLLABORAZIONI VISIVE – Il fotografo di moda Jean Baptiste Mondino le ha creato l’immagine della copertina questa volta molto diversa, una nuova reinvention come si direbbe di una rocker internazionale: «Mondino lo adoro, perché mi ha costruito un’immagine dove non rido ma sorrido e mi presento senza orpelli. È la copertina omaggio agli indignados, non potevo rifarmi al look tipico del rock che con le borchie e la moda ormai ha già detto tutto». In effetti, anche se dal vivo la vestirà Armani con tutto il suo rigore basic chic, per ora la Nannini è in veste quasi monacale, alla soglia dei 60 con una tunica e fune grezza che le cinge la vita.
COLLABORAZIONI MUSICALI – Più diverse e diversificate le collaborazioni musicali. Isabella Santacroce, la fida scrittrice che le ha fornito grandi testi in passato, è tornata solo per due pezzi, Dimmelo Chi Sei, uno dei punti più intensi del disco, e Tornerai. «Era appena uscito un suo libro ed era stanca», commenta lei. Che però si rifà con Pacifico, il cantautore amato dalla critica con cui ha composto gran parte del disco e con cui dice di avere «un rapporto quasi telepatico, ormai ci si capisce a distanza». La novità sta negli arrangiamenti di respiro internazionale di Wil Malone e nella presenza della London Studio Orchestra, che è usata largamente in molti pezzi, quasi a togliere la classica energia rock che l’ha contraddistinta, almeno nella prima parte della sua carriera. Su questo fronte, Inno non è per niente un ritorno alle origini, ma più un ritorno alla musica “ariosa” che ha fatto da sfondo ai recenti successi della cantante senese, a partire da quella Sei Nell’Anima, il pezzo che ha resuscitato la sua carriera nel 2006.
In Nostrastoria c’è invece un testo di Tiziano Ferro, che la Nannini aveva conosciuto distrattamente in un paio di cene e che l’ha cercata per sottoporgli una canzone su un rapporto “che sembra un labirinto”: «Visto che mi piace provare a cantare quello che mi sottopongono, a un certo punto gli ho mandato questo brano che non volevo fosse troppo personale. Lui ha scritto una cosa che mi sta talmente bene che penso l’abbia scritto apposta per me. Almeno credo poi magari si saprà che è la sua storia, non so».
CHRISTIAN D’ANTONIO