Prende a prestito una frase di Gabriele D’Annunzio per descrivere il suo stato d’animo, Francesca Michielin, la cantautrice veneta al lancio del suo nuovo album di20: il bellod egli artisti è essere inquieti. E in effetti ha ragione, perché con la sua voce e la sua sensibilità di scrittura, la Michielin potrebbe diventare, oltre la vittoria di X Factor che sembra un secolo fa, la nuova forza femminile della musica pop italiana. Chi c’è in giro in questo momento che può vantare i suoi singoli di dirompente potenza? Pensateci, la Michielin è davvero unica, con un successo lungo un anno (“Magnifico” con Fedez) che tutti ci ricordiamo grazie al suo ritornello. “E pensare che era una canzone che non avevo nemmeno voglia di incidere. L’avevo scritta con Roberto Casalino ed era rimasta in un cassetto. Poi l’alternanza con la voce di Fedez l’ha resa nuova”. Ora che esce il suo disco vorrebbe parlare però delle nuove canzoni. Sono frutto di un lungo lavoro di ricerca, di scrittura e di produzione, che la sua casa discografica con coraggio e orgoglio ammette sia durato tre anni. Un viaggio che mette in luce una “nuova” Francesca, la sua nuova maturità artistica e le sue spiccate doti cantautorali e di musicista.
A vent’anni ha collezionato dischi di platino ed è stata l’unica artista italiana tra star internazionali a prendere parte alla colonna sonora del colossal “The Amazing Spider-Man 2 – Il Potere di Electro”. Dopo il successo radiofonico, di pubblico e di critica dei singoli “L’Amore esiste” (platino), “Battito di ciglia” (una delle hit dell’estate 2015), i cui video contano oltre 22 milioni di visualizzazioni e del nuovo singolo “Lontano”, Francesca pubblica nel disco anche due brani in inglese “Amazing” e Sons and Brothers, “ma per il momento mi voglio riferire al mio pubblico, quello italiano, anche se riconosco che la nostra lingua è più legnosa dell’inglese”. A vederla così sottile e minuta alla presentazione milanese del disco, ti vien voglia di proteggerla. Ma poi capisci che la fragilità di quando parla di se lascia il posto alla sicurezza dell’artista determinata, se il discorso si sposta in ambito musicale: “Ho avuto genitori che mi hanno introdotto alla cultura del vinile, ho scoperto il rock anni 70, i Genesis grazie a loro”. Eppure resta una ventenne calata perfettamente nel suo tempo: “Il disco si chiama di20 perché è il manifesto dei miei vent’anni. Volevo fosse sincero. Ho scritto quello che sento e penso della vita, dell’amore, della crescita, della mia età. Credo che crescere non sia solo cambiare, crescere è diventare, evolversi, migliorare, fare errori e tentativi ogni giorno, capire e capirsi. Se dovessi associare questo disco ad un’immagine, ad un oggetto, lo assocerei ad un icosaedro”.