Gratitudine e soddisfazione sono le due parole che ricorrono di più se si ha la fortuna di incontrare Fiorella Mannoia di questi tempi. Gratitudine “per il mio pubblico che non smette mai di stupirmi e mi concede sempre la libertà di poter andare avanti nella mia carriera”. E soddisfazione per il calibro di artisti che ha riunito in relativamente poco tempo (il suo ultimo disco è uscito un anno fa) per un appuntamento davvero unico.
L’artista, nel sessantesimo compleanno, si è “regalata” un doppio cd (intitolato Fiorella) dove ha raccolto il meglio della sua produzione riarrangiata e il meglio della musica italiana che più le piace. In entrambi i cd ci sono dei duetti che a metterli in fila viene la pelle d’oca: Adriano Celentano, Laura Pausini, Niccolò Fabi, Franco Battiato…La lista è lunga, con Renato Zero che ricanta Cercami e Ligabue con Metti in Circolo il tuo amore (due artisti notoriamente restii alle collaborazioni di questo tipo). Solo Pino Daniele è rimasto fuori dalla stampa fisica (che nelle intenzioni doveva contenere 4 parti, idea scartata perché “troppo costosa per il pubblico di questi tempi”) e il suo duetto verrà venduto su iTunes.
Sorpresa la stessa Mannoia di tanto affetto da parte dei colleghi? “Ho imparato a non dare niente per scontato in questo mestiere – ci dice con naturale understatement – e nel caso di Adriano non sapevo nemmeno se conoscesse quello che ho fatto, ci siamo incontrati solo una volta. Invece poi il mio produttore, Carlo Di Francesco mi ha spronato a contattarlo e lui non ha esitato. Tra l’altro sapeva pure che io con quella canzone che cantiamo (Un Bimbo Sul Leone) ho esordito a Castrocaro nel 1968 a 14 anni”.
In realtà Fiorella dice di avere avuto esordi addirittura antecedenti (“infatti riaprendo i cassetti ho riscoperto foto da bambina sul palco con la stessa postura di oggi”). Ma la sua carriera è nata lì, su quel palco di voci nuove “e subito dopo la Carish mi mise sotto contratto con un 45 giri che era “Mi Piace Quel Ragazzo lì”. Altri tempi, si poteva crescere nella discografia, oggi i ragazzi sono costretti a essere competitivi per emergere subito perché non c’è tempo di migliorarsi”.
Se un rimpianto c’è nella sua vita, è forse solo questo dei tempi in cui alle case discografiche “gli artisti erano messi sotto contratto e potevano fare esperienze serie. Io all’età di Emma ero stipendiata dalla Rca”. Per il resto no regrets: “Sono stata molto fortunata nella mia vita e mi considero una privilegiata. Non penso alla nostalgia, almeno non sono pensieri che mi vengono in mente nemmeno quando faccio un disco di questo genere. All’inizio, proprio perché sono sempre proiettata nel futuro non sapevo nemmeno se era la cosa giusta. Poi mi sono riguardata tutti i dischi che ho inciso, di cui non ricordavo nemmeno tutto, perché non ho il culto della personalità, e allora ho detto: vabbè i 60 anni arrivano una volta sola!”
L’incontro che più l’ha segnata questa volta è però con Dori Ghezzi, che per una volta torna al canto in Khorakhanè, “un regalo che mi ha fatto non senza reticenze, ma che ho apprezzato molto”.
Rimandato dai tempi successivi alla pubblicazione di Sud (del 2012, “un disco a cui sono ancora molto legata perché mi ha insegnato molto”) il suo nuovo album ha dovuto aspettare il lancio del tributo a Lucio Dalla dello scorso anno, e ora questo antologico. “Ci stiamo lavorando – ci rivela – anche se sono molto precisa nello scegliere i pezzi. E soprattutto vedrà la mia collaborazione alla scrittura che finora ho sempre riposto negli altri. Un po’ ve lo dovevate aspettare, quando ti danno canzoni bellissime i più bravi cantautori è difficile non fare paragoni. Ma ora è il momento giusto”.
E per pensare di produrre giovani talenti? “A dire il vero ci ho pensato con Noemi ma poi mi sono accorta che non era la cosa giusta. Siamo interpreti entrambe e ci sarebbe stato un conflitto di interessi se ci fosse arrivata una canzone adatta a entrambe, visto che abbiamo anche la stessa estensione. Forse dovrei fare questo passo con un maschio”.
CHRISTIAN D’ANTONIO