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testata giornalistica – reg. Trib. terr. n. 2/2010

Filippo Timi, Skianto è il suo spettacolo di denuncia

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Mar 26, 2014

E così anche Filippo Timi arriva allo spettacolo di denuncia, uno di quei testi che fa pensare e riflettere, piangere e ridere. E che, come tutte le rappresentazioni dei grandi del palcoscenico, mette anche un po’ a disagio per la sua sfacciataggine, per la diretta presa di coscienza che il protagonista in scena opera con il pubblico nello svolgersi del lavoro.

È un viaggio a ritroso Skianto!, visto in anteprima al teatro milanese che lo produce, il Franco Parenti. L’attore umbro per il momento lo porterà in giro fino ad aprile nella sua regione, poi chissà.

Non aspettative il classico Timi, scanzonato mattatore accentratore. La bravura c’è tutta, nella scrittura e nella resa di questo atto unico che indaga sui sentimenti e sulle sensazioni di un ragazzino disabile che, per una non meglio precisata “chiusura della scatola cranica” vive in isolamento, in un silenzio fatto di frustrazioni e pensieri autodistruttivi.

Timi ce la mette tutta nel farci vivere il sospetto e il senso di colpa che qualcosa di sbagliato in quelli “normali” c’è e va corretto. Coadiuvato dal fido chitarrista ed eccelso cantante Andrea Di Donna, una sorta di Sagi Rei italiano, rappresenta situazioni paradossali ed esilaranti di tranquilla fanciullezza negata, segregazione mentale autoindotta, incomunicabilità tra due mondi: quello degli adulti benpensanti e quello dei bambini chiusi nel dolore della diversità.

Un po’ disturbante nel riproporre volutamente la distonia delle occasioni di festa che mettono a confronto la disabilità con l’evidenza della inadeguatezza della “società”, Timi è oltre (come nel suo stile) anche quando cerca di dar voce agli impulsi sessuali di chi la sessualità non la può esprimere a tutto tondo. Doppia diversità, quindi, per il bimbo di provincia che guarda i glutei “dei pattinatori russi” con desiderio e chiede alla strepitosa fatina di Pinocchio (la celebrata Gina Lollobrigida del film tv di Comencini, a cui allude la ripresa di Timi) di renderlo almeno “mezzo finocchio, ma che sia qualcosa”. Ecco, qualcosa questo spettacolo è sicuramente, ma assolutamente da maneggiare con cura perché la bravura del protagonista è tanta, e le emozioni vanno in circolo anarchiche, proprio come Timi.