Quando arriviamo nel suo studio, Diego Mancino sta lavorando a un progetto con l’autore di Tiziano Ferro Roberto Casalino. “La Universal ci ha commissionato dei pezzi, noi scriviamo e loro li affidano agli artisti”. Poche parole per descrivere una cosa non tanto semplice: in questo basement si stanno formando le hit che probabilmente avrete in testa per buona parte dei prossimi mesi.
Diego Mancino è infatti l’autore che sta dietro agli ultimi successi di Renga, Noemi, Nina Zilli, Daniele Silvestri. Basta questo per farci incuriosire e andare a trovare il cantautore milanese che questo mese esce con un disco di inediti, il suo terzo, chiamato È Necessario. “Sono 11 canzoni che nascono prevalentemente dall’urgenza di comunicare e sentirmi contemporaneo. Ho sempre aspirato a questa posizione, sia nella musica che nella vita”.
Diego è vicino ai 40 anni, non ha una popolarità “che mi incastra in degli schemi rigidi che mi limitano, questo è il bello di poter essere quello che voglio”. Il disco è infatti stato registrato con la supervisione di Dj Myke, un nome che nella scena urban italiana è associato a Cor Veleno, Jovanotti e Fabri Fibra. Non propriamente un ambiente da cantautori. “Non è così che funziona. Io ho iniziato a suonare la batteria e mi sono avvicinato alla musica seguendo il gruppo di mio padre che cantava nei night. Poi mi sono fatto un bagaglio mio di esperienze, son passato dal punk italiano e tornato al cantautorato, per me ora Tenco e De Andrè sono fonte d’ispirazione massima”. Ma non ha rinnegato nemmeno le influenze new wave “quando mi spaccavo i timpani con Joy Division e Bauhaus. Ma oggi seguo poco i gruppi che si rifanno a quel filone. Piuttosto credo che il dark sia la linea sottile che congiunge la mia produzione”.
Difficile inquadrarlo. Il suo lavoro spazia da orchestrazioni astratte a puro divertimento e influenze hip hop e contemporanee. Eppure Mancino con un disco di amare e profonde considerazioni sulla vita contemporanea potrebbe indicare una nuova strada al cantautorato italiano. “In pezzi come L’estate di Domani ho pensato a come ci si sente ad affrontare il futuro quando tutto sembra crollato. Perciò ho elaborato una teoria: ci dicono di pensare al domani ma ci tolgono il presente. Dobbiamo concentrarci su quello per essere padroni delle nostre vite. Conquistarci un ruolo nella società e combattere per riprenderci le nostre vite”. Ma con la crisi – economica e sociale – che stiamo vivendo non è roba da poco. “Invece penso che proprio dallo spavento nascano le reazioni migliori e questo mio disco spero arrivi a chi deve reagire ora, cioè i ragazzi di oggi”.
CHRISTIAN D’ANTONIO