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testata giornalistica – reg. Trib. terr. n. 2/2010

DANIEL ADOMAKO, TALENT DAI TANTI COLORI

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DiChristian D'antonio

Mag 9, 2013

Cover Album Adomako

Dal Ghana al trionfo su Canale 5 per Daniel Adomako, 22 anni, il passo è stato breve. Il mese scorso si è aggiudicato come vincitore il premio di Italia’s got talent, lo show dai grandi ascolti della premiata ditta Jerry Scotty, Rudy Zerbi, Maria De Filippi. Un’esposizione grandissima presso tutti i tipi di pubblico che ora Daniel si sta godendo con serenità. «La gente che mi ferma e fa i complimenti – ci dice presentando il suo EP d’esprdio che porta il suo nome – non ha un’età per famiglie. Credo di poter dire che la mia musica è una proposta per famiglie. E per questo non vedo l’ora di poter incontrare tutti quelli che mi hanno votato facendo decollare il mio sogno».

Per la promozione dell’EP parte un tour nei negozi di dischi (per info: http://www.sonymusic.it/it/news) per presentare le tracce del disco che, oltre a i 3 brani con cui Daniel ha conquistato il pubblico e i giudici di Italia’s Got Talent 2013 (“At Last” di Etta James, “Hallelujah” di Leonard Cohen e “Lascia ch’io pianga mia cruda sorte”, l’aria per soprano composta da George Frideric Händel) contiene anche gli inediti “Per sempre”, “Non siamo eterni”, “Vetro”, “Stai”.

Il protagonista non è nuovo a questo tipo di esposizione televisiva: «Avevo già tentato X Factor e Sanremo Giovani. X Factor l’ho fatto quando c’era Anna Tatangelo nel 2010 nel 2011 poi mi hanno richiamato ed ero più contento perché ero rilassato e sapevo di poter dare di più. Ma poi non mi hanno scelto e forse è stato unbene perché poi rischiavo di bruciarmi, di essere etichettato come quello che è stato sempre a un passo dalla celebrità. Poi per Sanremo sono arrivato fino alle finali di Roma dove ci hanno fatto esibire davanti al direttore artistico Gianmarco Mazzi, ma non mi hanno scelto per le finali, per me è stato già tanto a essere sinceri».

Da quando è arrivato in Italia nel 2003, per raggiungere il padre che lavorava a Brescia, Daniel ha sempre cercato di sfondare nella musica. Prima si è iscritto al coro gospel della sua comunità di religione protestante. «Per mia madre era più facile accettare la mia passione perché a lei la musica è stata sempre compagna di vita, è cattolica e canta in un coro anche lei. Per mio padre, forse per questioni caratteriali, è stato più difficile ma adesso mi sostengono».

Oltre ad avere un buon giudizio su come è l’Italia moderna («Un paese sempre più in trasformazione, e migliorerà sempre più» dice fiducioso), Daniel è anche molto attento, a soli 22 anni, alla sua carriera: «Mi fanno i complimenti ma anche tante critiche ed è un bene perché c’è libertà di poter scegliere. Però non mi dimentico mai che i pareri sono personali, e così come non mi esalto non mi faccio nemmeno avvilire dalle critiche, che a volte online sono anche insulti. Ma io ne ho passate, come credo tanti ragazzi che frequentano le scuole. Alle provocazioni ho sempre risposto con un sorriso e mi è andata bene».

Del suo disco dice che è stato emozionante lavorare con un professionista come Diego Calvetti, produttore di L’amore Si Odia di Noemi e Mannoia (oltre ad aver diretto la stessa Noemi e Pattty Pravo in recenti Festival di Sanremo).

«Ma non era la mia prima esperienza in studio di registrazione, ho fatto il corista da quando avevo 14 anni. Per la scelta dei pezzi ne avevo a disposizione 10 e ho scelto con il mio team quelli che sentivo andassero meglio. In realtà il lavoro era stato fatto, io ho registrato i vocals in due giorni e poi c’è stata la fase lunga del missaggio e mastering».

Non si fa illusioni sul futuro ma si capisce che ci tiene a rimanere ben saldo nel panorama artistico italiano: «Mi sento ormai italiano a tutti gli effetti, anche i miei connazionali me lo dicono. Voglio continuare a cantare, a proporre un repertorio a metà tra lirica e pop. E poi voglio continuare a fare il conservatorio che mi aiuta molto». Sa anche che i metodi per trovare la celebrità sono cambiati: «Sono un ragazzo del mio tempo, sono molto attivo sui social network ma credo che chi mi ha seguito in tv è la famiglia tipo italiana, grandi e piccoli. I talenti emergono in maniera diversa oggi. Dobbiamo essere noi aspiranti a pensarci bene prima di metterci in gioco, se ci bruciamo subito ci facciamo solo del male. Quindi meglio arrivare preparati alla gara».
CHRISTIAN D’ANTONIO

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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)