Non ne abbiamo potuto parlare finora per un blindatissimo embargo circa questa pubblicazione che è definita da molti l’evento dell’anno. Sono passati 8 anni dall’ultimo cd completo dei Daft Punk, il duo elettronico francese formato da Guy-Manuel de Homem-Christo e Thomas Bangalter che sconvolsero il panorama dance negli anni 90 con Around The World. Il disco in questione si chiama Random Access Memories ed è stato lanciato da un video teaser al Coachella Festival in America. Da allora la Rete si è sbizzarita con la caccia ai samples, un vero effetto virale che ha fatto schizzare in testa allo streaming mondiale il delizioso singolo Get Lucky, dove con i francesi c’è il tocco Chic di Nile Rodgers (qui alla sua prima prova dopo una terribile malattia) e la voce di Pharrell Williams.
La sensazione è che nel lungo disco (1 ora e un quarto) i Daf Punk vogliano riprocessare i ricordi, prendendo spunto qui e là dalla dance d’autore (ma è mai esistita?) delle scorse decadi e farla loro.
Il disco si apre con Give Life Back To Music, uno degli episodi più commerciali, con Rodgers che ripesca nei 70, cantato robotico marchio di fabbrica del duo e un divertente gioco di parole. Con The Game Of Love l’atmosfera si fa più ambient, quasi soft, difficile immaginarlo su un dancefloor di una discoteca del 2013. Poi la bomba epica di Giorgio By Moroder, con il mitico Giorgio Moroder che letteralmente parla su una base poco ritmata che puntella le sue prodezze narrate, dal periodo tedesco della techno in embrione fino al racconto di cosa significa la musica per il grande produttore che lanciò I Fell Love. Se c’è una traccia memorabile nel cd, è proprio questa, con complicati e lunghi cambi di tempo e un’intera orchestra impiegata verso la fine.
Il duo si muove come una band vera e propria con John JR Robinson alla batteria, Nathan East al basso, Chris Caswell alle tastiere che porta il suo collaboratore Paul Williams, una stella della dance d’annata, a collaborare su Touch, che sembra uscita dalla colonna sonora di Shaft.
Ci si distrae un po’ su Instant Crush che ha tutti i vocals di Julian Casablancas degli Strokes processati, e a volte può sembrare un’occasione sprecata, ma siamo comunque su alto livello dance, tanto che si sta pensando a sceglierlo come secondo singolo. Pharrell invece è ben riconoscibile anche su Lose Yourself To Dance. Spiazza invece Fragments Of Time, con l’apporto del produttore Todd Edwards, che ha un feeling molto west coast, confermato anche dalla scelta dello studio californiano in cui è avvenuta la registrazione. Qui non sembra proprio un disco dance ma un inno pop molto ben congeniato.
Non si torna su terreni sicuri nemmeno con Doin’ it Right con Panda Bear e Contact, la traccia conclusiva del lavoro. Un vero trionfo di brainstorming di pop contemporaneo contaminato con echi del passato.
CHRISTIAN D’ANTONIO