• 14/11/2024 5:52 AM

testata giornalistica – reg. Trib. terr. n. 2/2010

Bobo Rondelli, tra cinema e musica l’essenza dell’intrattenitore

Avatar

DiChristian D'antonio

Giu 11, 2013

Bobo-Rondelli-A-Local-famous-singerVa nelle feste di piazza e si mette a suonare con il suo ensemble, l’Orchestrino. È amico di Paolo Virzì e parte, con telecamera a seguito per un on the road movie. Bobo Rondelli è così, un artista e intrattenitore davvero fuori dagli schemi, con tutta una storia di esperienze, incontri, sempre a cavallo tra la tradizione del folk italiano (è toscano ma non è un cantante regionale) e la sregolatezza dei genialoidi.

Se scavate negli archivi delle seriose riviste di musica italiana, lo trovate menzionato ed elogiato fin dagli anni 90. Perché piace tanto alla critica? «Perché suono per il piacere di suonare, mi piace la dimensione della strada e penso che sia quello a fare davvero aggregazione. Cosa ci farei in uno stadio? Sembrerebbe un’autocelebrazione, ammesso che si potesse riempirlo. Vedi, chi attrae le folle non è sempre al centro di una situazione esaltante». Incontriamo Bobo per la presentazione del suo ultimo disco, Famous Local Singer, dove l’artista toscano ha messo alcuni suoi cavalli di battaglia, molti pezzi inediti e un paio di cover. Partiamo da 24mila Baci in versione arabeggiante? «Credo che il medioriente, un po’ come Napoli, sia la culla della musica dei popoli, c’è sempre dentro di me un interesse per quel mondo. Proprio a Napoli mi è capitato di suonare davanti a gente che non mi conosceva per niente, in religioso silenzio. Volevano capire e vedere se apprezzarmi o no. Lì sì che la musica è considerata un elemento sacro della vita». Lui la spiega così con il suo tipico understatement da musicista fuori dalle logiche di mercato. Ma la cover di Celentano è davvero un esercizio mirabile, oltre che musica suonata con passione. Lui la definisce «un inno al non egocentrismo, e poi mette assieme ricchi e poveri, giovani e vecchi, oltre ad avere una melodia estremamente interessante». La sua rilettura cattura, ci si mette di più invece a inquadrare Rondelli nei vari stili che propone nelle sue canzoni inedite. «Sono state tutte prodotte in studio in presa diretta o quasi. Sai, quando tiri dentro dei jazzisti loro vagano e io dovevo riportarli all’ordine. Ma il touch di Mauro Refosco e il produttore americano Patrick Dillett si sente. Dillett è apparentemente quanto di più lontano possa esserci nel mondo musicale da Rondelli. Ha lavorato a dischi di Notorious B.I.G., Mariah Carey, gente così. «Per me viene tutto dalla musica nera – dice Bobo – non ci sono steccati tra i generi. Sono contento che abbia accettato di produrmi, tramite un amico comune ci siamo incontrati, lui si è entusiasmato forse anche per il fatto di farsi un periodo in Italia».

Bobo non è andato però per il missaggio a New York. Non gli interessa. «A me interessa che questo disco mi permetta di suonare tra la gente, la bella musica si fa nei posti piccoli, a contatto con le persone». Con un tour fitto alle porte (vedi date su: http://www.boborondelli.com/category/date-concerti-bobo-rondelli/concerti-bobo-rondelli/#/appuntamenti/) non ve lo fate sfuggire.
CHRISTIAN D’ANTONIO

Avatar

Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)