Quando nel 2014 ha riempito con 30mila persone il Wired Festival di Milano sembrava davvero un deja-vu. Giorgio Moroder, classe 1940, forse un concerto così atteso e partecipato non l’aveva manco sperimentato negli anni Settanta, suo periodo d’oro, quando si era inventato la disco music con i primi synth. Moroder ha il mondo discografico di nuovo ai suoi piedi, complice l’omaggio dei Daft Punk di un paio d’anni fa con la track My Name Is Giorgio.
Attivo dal 1966, quest’anno è uscito con un disco appropriatamente chiamato Deja-Vu, con l’omonima canzone cantata da una delle voci più riconoscibili del panorama attuale, Sia, che canta al massimo delle sue potenzialità su un tappeto dance anni 90. I tempi corrono e si rincorrono nel suo album, pieno di collaborazioni interessanti, che sembra fatto apposta per far scoprire alla generazione di Spotify come si fa la vera dance, quella generata dalle macchine ma con una volontà umana. Ascoltatevi Diamonds con Charli XCX, un punk techno esaltante, o Don’t Let Go con Mikky Ekko (già in duetto con Rihanna su Stay) che riporta idealmente al 1984. E poi Kylie Minogue spinta ai limiti del falsetto (Right Here, Right Now), o Britney Spears che si ci cimenta con la mitica Tom’s Diner di Suzanne Vega che è sì electro, ma incorpora anche una chitarra metal. Miracoli di Moroder che tutto può, che i tempi cavalca nella quarta, quinta resurrezione di carriera. Con Foxes, l’inglesina che ha vinto un Grammy per la dance, e Kelis si muove sul safe e omaggia i contemporanei Chic nella conclusiva La Disco. Abbastanza per incuriosirvi? Il 24 luglio suonerà live a Villa Ada (Roma) e il 25 luglio all’Estathé Market Sound di Milano. Biglietti qui
Christian D’Antonio