C’è stato l’EP Memento l’anno scorso, i singoli Panic Room e Champions con Ensi. Ma ora il rapper di Ferrara Anagogia fa il suo ingresso ufficiale nella discografia italiana da major con un album, Pillole, lanciato dalla Warner, che racchiude partecipazioni di Dj Slait, Raige, Rise Beatbox. Marco Maniezzi, il vero nome di Anagogia (che in filosofia indica il processo di conoscenza spirituale), vuole essere una voce diversa nel panorama affollato del rap italiano che sta godendo di grande esposizione negli ultimi anni: “Mi sembra che sia più difficile mantenere la qualità e la riconoscibilità che emergere di questi tempi – ci ha detto presentando il disco – per me rimanere a galla dopo un anno che metto musica a disposizione del mio pubblico è già un obiettivo. Soprattutto perché ormai in Italia ogni mese esce qualcosa di nuovo, la mia musica deve riuscire a rimanere nelle preferenze di chi mi segue, per essere di successo”.
Anagogia dice di aver parlato nei testi del disco di quello che ha vissuto. E quindi ci sono dei passaggi fragili, delle contraddizioni raccontate, dei tormenti che non sono propriamente assimilabili all’immaginario dell’hio hop: “Poi magari questo disco fa il boom e la prossima volta racconterò di una vita agiata, che ne so. Ma il mio imperativo è cantare quello che vivo. E anche se ho 22 anni, per me la vita finora non è stata tutta rosa e fiori. Ho intitolato il disco Pillole proprio perché il disagio a volte si combatte con le pillole, con le medicine. Ma io qui dico che l’antidoto vero sono queste canzoni”.
Il giovane cantautore, che si è fatto conoscere alla seconda edizione di Mtv Spit, è un abile narratore degli stati d’animo della sua generazione: “Non ci sono molte opportunità per un giovane che vuole fare questo mestiere. Io ho iniziato a fare rap da quando avevo 13 anni, poi è arrivato lo stop perché ho attraversato un periodo buio, ho lasciato la scuole, molte porte mi sono state chiuse. La mia scelta è stata poi di rimanere qui in Italia e combattere per il mio spazio. Da qui le composizioni che presento oggi, che nascono da un’esigenza comunicativa, di evasione e di crescita. Spero di non fermarmi mai nella crescita”.
Originario di Cento, in provincia di Ferrara, Anagogia dice di aver beneficiato di una visione più ampia della vita da quando si è trasferito a Milano: “Anche se poi il disco è stato rimandato e ho sentito il bisogno di tornare dalla mia famiglia, nella mia cittadina che tanto mi stava stretta, per riannodare un po’ i fili. Ho anche molto curato i miei rapporti con chi mi ascolta, perché lo ammetto, baso molto di quello che faccio sui giudizi che mi danno, spero mi aiutino a trovare la formula migliore per la mia musica. La formula migliore per campare invece la devo ancora cercare”.