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DAVID GUETTA: L’ITALIA ARRIVA SEMPRE TARDI

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DiChristian D'antonio

Set 24, 2011

Per vederlo dal vivo in un locale di Corso Como a Milano, mamme e figli hanno fatto follie. Si sono inventati consocenze improbabili, hanno fatto acquisti compulsivi nello store che distribuiva i tagliandi di ingresso. Poi, una volta “inside” il delirio. David Guetta è arrivato alla presentazione del suo album Nothing But The Beat  con molto ritardo ma è stato contraccambiato da un’ovazione. Bambini (davvero!) con telefonini e All Star si son arrampicati sugli arredi dell’elegante club che ospitava il lancio per vederlo, fotografarlo, parlargli. Qualcuno ha preso il microfono e ha detto la cosa più ovvia, ma anche quella che è poi la hiave del successo planetario del dj francese: «Grazie per farci divertire tutte le sere che andiamo a ballare». In effetti da David Guetta  Guetta non c’è scampo da quando ha inventato quel famoso logo sulle t-shirt dei club di Ibiza, Fuck Me I’M Famous. Da lì (eravamo nel 2004) serate, collaborazioni eccellenti, mega-hit planetarie da The World Is Mine e One Love a Gettin’ Over You.  E una ancora misteriosamente inedita (quella con Madonna). Alla stampa ha detto: «Con l’ultimo disco dei Black Eyed Peas abbiamo fatto una specie di rivoluzione: abbiamo fatto capire che la dance ormai è pop ed è parte della cultura musicale attuale». Difficile condividere totalmente il Guetta-pensiero, visto che in Europa la dance è stata sempre dominatrice di dancefloor e tv, ma in effetti la contaminazione dei generi che le ruota intorno ormai è dilagante.

 

Forse il merito più alto di Guetta è quello di aver convinto l’immensa platea americana che ci si può divertire con melodie e non con le tamarrate da iPod di Jersey Shore. Dopotutto lui è figlio d’oltralpe, come Bob Sinclair che ha rispolverato la Carrà quest’estate. A proposito, chi lancerebbe come vocalist made in Italy nel suo prossimo progetto? «Non conosco nessuna cantante italiana» ha risposto. E a quel punto le autocandidate non si sono lasciate attendere. Però un occhio di riguardo per il nostro Paese David ce l’ha: «L’Italia arriva sempre tari rispetto agli altri ma poi indica la strada. Vorrei farvi scegliere il mio prossimo singolo perché mi fido del vostro giudizio». Al classico test da discoteca ricorre anche il dj da 25 milioni di fan su Facebook.
CHRISTIAN D’ANTONIO
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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)