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VERSO SANREMO – Maître Gims, il rapper venuto dal “centro”

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DiChristian D'antonio

Gen 27, 2016
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foto: uff. stampa

Maître Gims, nome d’arte di Djuna Bilel Gandhi, è un rapper di origine congolese che in Franciaha venduto con il suo album d’esordio, Subliminal, 1 milione di copie negli ultimi due anni.

Al Festival di Sanremo quest’anno presenterà il disco “Mon Coeur Avait Raison”, già best-seller in patria, trainato dal nuovo inno, che è numero uno anche in Italia in questo momento, “ESt-ce Que tu M’Aimes”.

Con quale musica ti sei formato?
La mia formazione è francese, nel senso che non ho mai realmente vissuto in Congo. Quindi ovviamente ho ascoltato Charles Aznavour, Edith Piaff, e poi mi sono lasciato coinvolgere dall’hip hop quando frequentavo i centri per ricreazione giovanile, penso a Tupac e simili.

Hai trovato il tuo linguaggio d’espressione nella musica rap. Eppure in questo disco c’è di più.
Sono partito con la band Sexion d’Assaut e non vuol dire che li ho abbandonati. Ho voluto rischiare da solo introducendo la mia audience a qualcosa di più pop, sai, i fan del rap sono molto intransigenti e ci vogliono piccoli passi graduali. Il disco è diviso in pillole blue e pillole rosse, in tutto 26 canzoni. Non c’era motivo di sfornare una valanga di hip hop tutto uguale.

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foto: Christian D’Antonio

Che tipo di sonorità hai toccato?
Ho voluto spaziare, anche come tematiche. Ho scritto una canzone che si chiama Melinda Gates che è un omaggio a tutte le donne che sono dietro alle grandi personalità maschili, in questo caso Bill Gates. Amo dare immagini all’ascoltatore, immagini in musica in modo che ogni pezzo sia diverso. In Je Te Pardonne, che è il cuore del lato “blu” ho pensato che sarebbe stata perfetta la voce di Sia. Non ci potevo credere, ha accettato di cantare la stessa sera che gliel’ho proposto. Per me lei è un’artista splendida che ha impreziosito l’album.

Ti hanno parlato di Sanremo?
Certo, sebbene sia molto più famoso in Africa che in Europa, so di che cosa si tratta e che sarà importante per me esserci. Sono onorato del fatto che mi abbiano invitato. L’Italia è al top delle mie preferenze, per la moda, le macchine e il cibo. Mi sono anche documentato sulla scena del rap del vostro Paese e ho apprezzato Fedez e Clementino. Non conosco a fondo la loro storia personale ma sento che hanno qualcosa da dire a tutti i ragazzi che li seguono.

E la Francia come la vivi?
Non ho ancora la nazionalità perché tra una cosa e l’altra non me ne sono mai occupato. Ma la sento la mia patria, al di là di un pezzo di carta. Non sono nemmeno uno che ha vissuto le periferie, nel senso che ho abitato in città e non sento la contrapposizione tra centro e banlieu. In realtà voglio che la mia musica sia la fine delle fazioni opposte, non c’è motivo di continuare su quest’onda di protesta. Il rap si è troppo dilungato su questo filone e ha creato spaccature inutili.

Che rapporto hai con la ricchezza ragggiunta?
Buono, non è un problema per me, ci convivo serenamente.

Christian D’Antonio
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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)