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Eliza Doolittle, In Your Hands è un disco a cuore aperto

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DiChristian D'antonio

Feb 3, 2014

In Your Hands Eliza DoolittleL’abbiamo conosciuta con singoli spensierati come Pack Up, Rollerblades e Skinny Genes. Era il 2010 e il mondo si è accorto di questa giovane cantautrice britannica che meritava, però, un repertorio più profondo. Ed ecco che arriva In Your Hands, un secondo disco fatto di emozioni forti e il racconto di un grande amore che finisce. “Quando ho iniziato a scrivere le canzoni – ci ha detto presentando l’album uscito questa settimana in Italia – volevo esprimere il mio stato d’estasi per l’amore trovato. Poi quando ho perso questa persona, mi sono resa conto che dovevo raccontare più di me stessa, dovevo tranquillizzarmi e non aver paura di dire cose al mio pubblico”. I produttori Steve Robson e Wayne Hector l’hanno spinta a creare un lavoro a due facce: “Dentro c’è il lato pessimistico e il lato ottimistico. E la canzone Big When I Was Little li unisce a perfezione. Il mio brano preferito al momento è No Man Can, una canzone che descrive veramente come mi sento”.

La musica pop è sicuramente piena di artisti che descrivono fallimenti sentimentali. Ma che lo faccia una donna giovane, al suo secondo disco, con un seguito prevalentemente giovane è abbastanza insolito. Specialmente perché Eliza Doolittle si era fatta conoscere con un primo disco (vicino al milione di copie vendute) molto diverso. “Non mi fa paura il cambio di direzione – ci confida – perché la scrittura viene naturale e il pubblico lo vede. Ho scoperto che la voce è il mio strumento e cerco di usarlo al meglio, ho imparato a comporre meglio, a condividere la battaglia con me stessa, con i miei sentimenti che  è sempre presente. Tutti i grandi artisti che mi hanno ispirata finora l’hanno fatto”.

Cresciuta in una famiglia di 9 figli a Camden Town, il quartiere trendy multietnico di Londra, Eliza ne ha fatta di strada rispetto alle sue passioni adolescenziali. “Andavo a ballare già a 15 anni – ricorda – e quando è arrivato il momento di poterlo fare legalmente mi ero già stancata! Mi piaceva la old school garage e poi ho scoperto il rock, i Foo Fighters o  Queens Of The Stone Age. Mi piacciono anche molto gli Arctic Monkeys ma quello che mi interessa di più nella mia musica è la fusione dei generi. Sogno un disco alla Andre 3000 con un feeling alla Beach Boys. Mi piacerebbe anche molto usare di più degli arrangiamenti per archi nei prossimi dischi. C’è già qualcosa di simile in questo disco ma ne voglio fare di più”. E vocalmente invece, chi ha influenzato di più Eliza Doolitle? “Senza dubbio Beyonce e Mariah Carey. Anche Janet Jackson fa parte del mio dna. E poi un riferimento dei miei ascolti giovanili resteranno sempre le Spice Girls”.

Un retaggio anni 90 se lo porta dietro anche nei gusti modaioli: “Mi piacciono Versace e Jean Paul Gaultier, la fotografia analogica di Mario Testino. Tutti i lavori di quegli anni mi sono entrati dentro, e chiaramente gli italiani sono in testa alle preferenze. Non sono una modella, ma quando Moschino mi ha chiesto di girare una campagna promozionale per l’online qui a Milano, l’ho fatto molto volentieri”.

CHRISTIAN D’ANTONIO

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Christian D'antonio

Christian D'Antonio (Salerno, 1974) osserva, scrive e fotografa dal 2000. Laureato in Scienze Politiche, è giornalista professionista dal 2004. Redattore di RioCarnival. Attualmente lavora nella redazione di JobMilano e collabora con Freequency.it Ha lavorato per Panorama Economy, Grazia e Tu (Mondadori), Metro (freepress) e Classix (Coniglio Ed.)